Campionato Italiano ACI Karting, la guida completa
Il Campionato Italiano ACI Karting 2022 prenderà ufficialmente il via il prossimo 22 maggio. In questa breve guida, tutte le informazioni necessarie per seguire la massima competizione nazionale per i piloti di kart. Dal calendario ai circuiti coinvolti, dai titoli in palio alle modalità di gara.
Come ogni anno, il mondo italiano dei kart si appresta a vivere la sua competizione nazionale più importante, cioè il Campionato Italiano ACI Karting 2022. Cinque appuntamenti sparsi in tutta Italia, ospitati all’interno di circuiti che vedranno sfidarsi i migliori piloti di kart. In palio ci sono ben dieci titoli, divisi su numerose categorie di gara. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa competizione se si è appassionati di corse dei kart.
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Il regolamento del Campionato Italiano ACI Kart
Iniziamo dando uno sguardo a quelli che sono gli elementi essenziali del regolamento del Campionato (che è disponibile per intero a questo link). In particolare, è interessante vedere l’elenco delle classi ammesse e dei titoli in palio che i piloti possono ambire a conquistare.
Classi ammesse e titoli in palio
Al Campionato Italiano ACI Karting sono ammesse le seguenti classi nazionali:
- 125 KZ2
- MINI Gr.3
- 60 Minikart
- 125 KZN (Under - Senior)
- IAME X30 Junior
- IAME X30 Senior
- Junior ROK
- Senior ROK
Di conseguenza, i titoli in palio sono i seguenti:
- Campione Italiano Karting Conduttori 125 KZ2
- Campione Italiano Karting Conduttori 125 KZ2 Under 18
- Campione Italiano Karting Conduttori MINI Gr.3
- Campione Italiano Karting Conduttori 60 Minikart
- Campione Italiano Karting Conduttori 125 KZN (Under – Senior)
- Campione Italiano Karting Conduttori IAME X30 Junior
- Campione Italiano Karting Conduttori IAME X30 Senior
- Campione Italiano Karting Conduttori Junior ROK
- Campione Italiano Karting Conduttori Senior ROK
- Campione Italiano Karting Femminile
Come si svolgono le gare
Ogni appuntamento del campionato nazionale prevede lo svolgimento di due gare, la prima con una lunghezza maggiore della seconda. Lo schieramento di partenza della Gara 1 è stabilito dalle corse della fase eliminatoria. In Gara 2, invece, le prime otto posizioni corrispondono all’inverso dell’ordine di arrivo della Gara 1 (in sostanza, il primo classificato parte ottavo, e viceversa). Il punteggio finale conquistato dal pilota è dato dalla somma dei punti raccolti in ciascuna gara. E bene però precisare che i diversi appuntamenti del calendario non hanno tutti lo stesso peso. Ad alcuni circuiti, infatti, è assegnato un coefficiente pari a 1,5 (Pista Salentina e Pista Sette Laghi), che va moltiplicato per il punteggio attenuto dal pilota in quella tappa.
Il calendario del Campionato Italiano Kart e i circuiti coinvolti
A questo punto, è arrivato il momento di scoprire il calendario del Campionato Italiano ACI Karting 2022, la cosa principale che ogni amante dei motori vuole conoscere, per poter seguire le sue sfide preferite. Per quanto riguarda il numero di gare, il Campionato prevede una distinzione basata sulle categorie. Per alcune, infatti, gli appuntamenti sono 5, per altre 3. In entrambe i casi, però, la mappa dei circuiti coinvolti attraversa tutta Italia.
Ecco l’elenco completo di date e piste:
- 22 maggio 2022 - Franciacorta Karting Track - Castrezzato (Brescia)
Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, KZN, X30 Junior e Senior, Rok Junior e Senior.
- 26 giugno 2022 - Pista Salentina - Ugento (Lecce)
Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, KZN, X30 Junior e Senior.
- 24 luglio 2022 - Pista 7 Laghi - Castelletto di Branduzzo (Pavia)
Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, X30 Junior e Senior, Rok Junior e Senior.
- 28 agosto 2022 - Circuito Internazionale Napoli - Sarno (Salerno)
Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, X30 Junior e Senior, OK e OK-Junior (prova unica).
- 25 settembre 2022 - Kartodromo Val Vibrata - Sant’Egidio alla Vibrata (Teramo)
Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, KZN, X30 Junior e Senior, Rok Junior e Senior.
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10 curiosità sulla Formula 1
Quanto pesa una vettura di F1? Come bevono i iloti durante la gara? Chi ha vinto più titoli mondiali al volante di una Formula 1? Queste sono solo alcune delle domande che gli appassionati di motorsport digitano sul web per sapere di più sulla Formula 1. In questo articolo, una raccolta dei dieci questi più interessanti sulla F1. Curiosità che non si possono non sapere.
Sul web, è risaputo, si può trovare di tutto. Internet è custode di miliardi di informazioni, basta saperle cercare. Questo vale anche per le notizie e le curiosità che riguardano la Formula 1. Anzi, a giudicare da ciò che si scova navigando tramite Google è lecito pensare che gli appassionati di motorsport siano una categoria di persone molto fantasiose, capaci di porre domande davvero particolari. In questo articolo, sono raccolti i 10 quesiti più strani e interessanti che riguardano la Formula 1 e che gli utenti cercano online. Alcune riguardano i piloti, altre le auto, altre ancora le gare. Uno strumento utile per sapere davvero tutto sulle monoposto.
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Chi ha più titoli in F1?
Domanda semplice ma fondamentale per chi ama le quattro ruote. Tra i piloti, il più titolato è Michael Schumacher, con all’attivo ben 7 mondiali vinti. Per quanto riguarda le case costruttrici, invece, la scuderia con la bacheca più ricca è la Ferrari, che ne può vantare ben 16.
Chi ha più podi in F1?
Il pilota che attualmente ha all’attivo il maggior numero di podi conquistati al termine di un Gran Premio è Lewis Hamilton, che ne conta ben 188. Ed è suo anche il record di vittorie (103) e di secondi posti (50). A conquistare il maggior numero di volte il gradino più basso del podio, invece, è stato Kimi Raikkonen, arrivato per 45 volte terzo.
Quanti chili si perdono in una gara di F1?
Guidare una monoposto per un’intera gara di Formula 1 richiede un notevole sforzo fisico e comporta notevole perdita di liquidi. Per questo motivo, giro dopo giro, i piloti possono arrivare a perdere fino a 2 kg di peso.
Come bevono i piloti durante la gara?
Il grande dispendio di liquidi che si ha in gara, rende necessario idratare i piloti consentendogli di bere lungo il tragitto. Sorseggiare acqua mentre si sfreccia a 300 km/h non semplice. Ecco perché, negli anni, è stato sviluppato un sistema automatizzato: un serbatoio da circa 1,5 litri di acqua collegato ad una pompa che, azionata tramite un comando presente sul voltante, porta il liqui alla bocca del pilota attraverso una cannuccia.
Come fanno a vedere i piloti?
Guardando una gara si Formula 1 ci si può ritrovare a chiedersi: com’è possibile che la visiera del casco non si appanni? Il motivo è semplice: è ricoperta di sostanze che impediscono che si verifichi questo fenomeno.
Quanto pesa e quanto costa un casco da F1?
I caschi di Formula 1 sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale di protezione del pilota. Per questa ragione, devono essere molto resistenti. Nel tempo, l’innovazione tecnologica ha permesso di renderli sempre più performanti ma anche comodi. Attualmente, un casco pesa circa 1,5 kg. Il costo, invece, si aggira tra i 2000 e i 3000 euro.
Quanto costa il volante di una Formula 1
Decisamente più elevato, invece, è il costo di un voltante di Formula 1, che può anche superare i 60 mila euro. D’altronde, si tratta di veri gioielli di altissima tecnologia.
Che tipo di carburante usano le vetture di F1 e quanto ne consumano?
A partire dal 2022, in F1 è obbligatorio l’uso di carburante bio, composto al 90% da combustibili fossi e al 10% da etanolo. Il consumo medio è di circa 1 litro ogni 2,7 km. Un livello molto elevato, che rende l’automobilismo uno degli sport con il più forte impatto ambientale.
Quanto pesa una F1 2022?
Il peso complessivo di una monoposto 2022 sfiora gli 800 kg.
Quanto impiega una F1 a passare da 0 a 100 km/h?
Mediamente, un’automobile che gareggia in Formula 1 riesce a passare da 0 a 100 km orari in appena 1,7 secondi.
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Auto e videogame, i migliori giochi di macchine per appassionati di motori
Quello tra videogiochi e automobilismo è un incontro fortunato. Negli anni, sono stati tanti i titoli che hanno acceso gli entusiasmi degli appassionati d’auto. Videogame di simulazione di guida che permette di sentirsi come veri piloti, tra e strade di città futuristiche o lungo i tracciati di Formula 1.
Nel mondo dei videogame, tra i giochi più amati ci sono senza dubbio quelli a tema automobilismo, ambiti soprattutto dagli appassionati di motori. Infatti, le potenzialità tecniche dei PC e delle più moderne console, unite alle innovazioni grafiche sempre più avanzate, consentono di realizzare racing game che simulano in modo estremamente realistico la guida di veri e propri bolidi o di macchine di fantasia. Scegliere i migliori tra i videogame di auto è quindi un’impresa ardua. Nonostante l’impegno, è praticamente impossibile mettere d’accordo tutti gli amanti del genere. Ci sono, però, dei videogame automobilistici che, negli anni si sono ritagliati un posto speciale nel cuore degli amanti di corse e motori. Eccone 5, ma la lista potrebbe essere molto più lunga.
La guida per diventare pilota di auto
Need for Speed
A quasi 20 anni dalla sua prima uscita (1994) e con le sue circa 30 edizioni, la saga di Need for Speed, che deve il suo nome a una citazione del film Top Gun, rimane uno dei giochi automobilistici più amati di sempre e quello che ha venduto più copie in assoluto. Firmato da Electronics Art, questo celebre racing game offre agli appassionati la possibilità di guidare auto da corsa e supercar (riprodotte in modo eccezionalmente fedele) su circuiti realistici o addirittura per strada. Un’esperienza di guida unica che garantisce il pieno di adrenalina.
Gran Turismo
In quanto a fama e longevità, la saga di Gran Turismo non ha niente da invidiare a nessun altro videogioco. Nata nel 1997 in casa Sony, si articola in 3 serie (Classica, Sport e Concept), oltre ad alcuni spin-off. L’impostazione è molto “sportiva”. Le auto disponibili, infatti, sono delle Gran Turismo, in tutto e per tutto identiche a quelle vere. Nella modalità di gioco Arcade, si sfreccia su circuito di vario genere, collezionando una dopo l’altra numerose sfide mozzafiato. Nella modalità Gran Turismo, invece, si ripercorre la carriera di un vero pilota GT, partendo dagli inizi e arrivando alle grandi gare internazionali.
Tutto quello che c’è da sapere sulle auto Gran Turismo
Forza Horizon
Nato come costola di Forza Motorsport, nell’ormai lontano 2012, Forza Horizon è un videogioco di simulazione di guida che mescola le caratteristiche classiche dei videogame automobilistici su pista con una trama più complessa, che lo arricchisce di scenari e modalità di competizione divertenti e accattivanti. Alla guida del proprio bolide, infatti, ci si può ritrovare a sfrecciare fuori pista o a giocarsi il tutto per tutto in una corsa clandestina.
Assetto Corsa
Nella top 5 dei giochi di auto più belli non può mancare questo titolo made in Italy, uscito nel 2014. Assetto Corsa è un simulatore di guida che permette di giocare sia in modalità libera, scegliendo di volta in volta auto e circuito, che in modalità carriera, vestendo i panni di un pilota in ascesa, fino alla Formula 1. Ad attirare gli appassionati è l’estremo realismo del videogame che gli ha permesso di conquistare il premio per la miglior realizzazione tecnica agli Italian Video Game Awards 2014.
Mario Kart
Chiudiamo questa carrellata di videogiochi per appassionati di auto con un titolo cartoon che è un vero must del settore. Si tratta di Mario Kart, il gioco di simulazione di guida che vede come protagonisti tutti i personaggi del colorato mondo di Mario, l’idraulico più popolare di sempre. A fare la fortuna di questo videogame, oltre alla presenza di un personaggio molto amato, è la grande varietà di mondi in cui è possibile sfrecciare, cavalcando dei kart fantastici e superando prove insidiose.
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Automobili Gran Turismo, il mito nascosto dietro la sigla GT
Le auto Gran Turismo sono un sogno per molti appassionati di motori, consacrate anche da un noto videogioco. Macchine potenti e confortevoli, la cui storia affonda le radici nell’Europa degli anni ’50. Eppure, definire con precisione cosa significa auto GT non è semplice. Sul tema, il regolamento FIA è vago e le caratteristiche di queste potenti automobili risultano sfuggenti.
Con oltre 76 milioni di copie vendute, Gran Turismo è uno dei videogiochi Sony per Play Station più amati del mondo, con un enorme seguito soprattutto in Europa e in Italia. Un caso? Difficile pensarlo. Piuttosto, tanta diffusione è la naturale conseguenza del suo celebrare una categoria di vetture altrettanto ammirate: le auto GT. Da oltre 70 anni, infatti, queste macchine fondate sul perfetto equilibrio tra comodità e velocità accendono la passione di schiere di fan dei motorsport. Un successo che merita di essere approfondito, andando a scoprire cosa si nasconde dietro questo celebre ed enigmatico nome: Gran Turismo.
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Cosa significa auto Gran Turismo? La storia dietro la definizione
Storicamente, le auto GT fanno la loro prima comparsa in Europa negli anni ’50. Il nome indica delle vetture piuttosto ampie e potenti, che permettono di percorrere lunghi tragitti in poco tempo e garantiscono il massimo comfort di guida. Insomma, consentono di fare davvero i turisti. Anzi, i “gran turisti”. Con il tempo, poi, la definizione di automobili Gran Turismo è andata perfezionandosi, soprattutto per opera della FIA, che già nel 1961 ne ha inserito una menzione nel suo regolamento ufficiale, che recita così:
“le auto Gran Turismo sono veicoli prodotti in piccole serie per clienti che ricercano migliori prestazioni e/o il massimo comfort e non sono particolarmente preoccupati del costo. Questo tipo di vetture dovrà essere conforme ad un modello definito in un catalogo ed offerto ai clienti tramite il Reparto Vendite della Casa costruttrice”.
Negli anni, si sono aggiunti altri elementi che le auto GT devono avere per appartenere alla categoria secondo la FIA:
- essere prodotte in almeno 200 esemplari identici;
- essere dotate di almeno 2 posti a sedere;
- rispettare peso minimo calibrato sulla cilindrata.
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Le caratteristiche di un’automobile GT: potenza e comfort
Il significato di vettura GT imposto dalla FIA (peraltro piuttosto ampio) non impedisce alle case automobilistiche di attribuire la sigla a macchine molto diverse tra loro, tanto da rendere difficile il compito di chi vuole rintracciare degli elementi ricorrenti e qualificanti. Le caratteristiche essenziali di un’auto GT, quindi, si riassumono semplicemente in prestazioni elevate e assoluto comfort di guida. A cascata, queste due qualità comportano scelte peculiari in termini di aerodinamica, telaio, motore e design. Nulla, però, di chiaramente codificabile. Tanto è vero che le auto GT possono essere anche delle berline o delle coupé.
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Gran Turismo, macchine dalle mille anime
A questa notevole indeterminatezza si aggiunge anche il proliferare di sigle che rappresentano delle varianti delle automobili Gran Turismo. Alcune, hanno solo il compito di identificare il tipo di alimentazione, come nel casto di GTD (auto diesel), GTE (auto elettriche), GTI (auto a iniezione elettrica) e GTC (turbo compressione). L’acronimo GTC, però, in alcuni casi può indicare delle auto da corsa. Altre sigle hanno a che fare con la struttura e con il design, come per le macchine GTA (dove A sta per alleggerite, quindi con peso ridotto), le GTB (berlinette) e le GTS (spider). Infine, ci sono le GTO (vetture stradali omologate per le competizioni), le GTR (dove R sta per racing ed è indice di particolare sportività) e GTV (ugualmente veloci e sportive).
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Tesoro e Museo del Duomo di Monza, gioielli da scoprire
Il tesoro e Museo del Duomo di Monza sono uno scrigno di preziose reliquie, reperti storici e opere d’arte che raccontano la città, l’Italia e l’intero mondo occidentale. Chi visita Monza non può non farvi tappa. In questo articolo, una breve guida per scoprire cosa c’è da vedere nel Tesoro e nel Museo e per conoscere tutte le informazioni utili.
A chi la visita, Monza offre innumerevoli cose da fare e soprattutto da vedere: la Villa Reale con il suo magnifica Parco, le vie del centro storico con le loro bellezze a cielo aperto, l’Autodromo Nazionale Monza, simbolo di modernità. A rimeggiare su tutto questo, però, c’è lui: il Duomo, con annessi il suo Tesoro e il suo Museo. Questi ultimi, in particolare, custodiscono delle vere preziosità, che ogni turista dovrebbe vedere.
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Cosa vedere al Museo del Duomo
Il Tesoro e il Museo del Duomo, infatti, rappresentano una collezione di opere d’arte e reliquie unica al mondo. Pochi luoghi culturali possono vantare una tale concentrazione di rarità, oltretutto organizzate in maniera impeccabile, in modo da riuscire a raccontare chiaramente l’evoluzione storica non solo della città ma di tutta l’Italia e del mondo cristiano. E questo è possibile nonostante negli anni il Museo sia stato letteralmente saccheggiato, soprattutto durante il periodo napoleonico.
I reperti più antichi sono delle ampolline romane e palestinesi risalenti alla metà del VI secolo. Ai secoli successivi, invece, appartengono alcune veri “pezzi da novanta” come la Croce di Agilulfo, la Corona di Teodolinda, tutti i gioielli di epoca longobarda e carolingia. Del tesoro fa parte anche la celebre Corona Ferrea, che però è visibile all’interno del Duomo, in una teca ospitata nella Cappella Teodolinda.
Tra le sezioni in cui è suddiviso il Museo, spiccano per importanza la “Serpero”, dedicata al tesoro della basilica tardo medievale, oggi scomparsa, e la “Gaiani”, che ricostruisce invece la storia della chiesa dopo il 1300.
Informazioni pratiche per chi vuole visitare il Museo e Tesoro del Duomo di Monza
È chiaro quindi, che visitare Monza e perdersi il Tesoro e Museo del Duomo è un vero peccato. È una tappa che proprio non può essere saltata. Di seguito, alcune informazioni pratiche per organizzare tutto in tranquillità.
Come arrivare
Il Museo e tesoro del Duomo di Monza è annesso alla chiesa e quindi collocato in pieno centro storico, precisamente in via Lambro 2. Questo lo rende facilmente raggiungibile a piedi, magari dopo essersi goduti una bella passeggiata per le vie principali della città.
Orari di apertura
Per la Cappella di Teodolinda e la Corona Ferrea sono previste visite guidate della durata di circa 30 minuti, con apertura nei seguenti giorni e orari:
- Lunedì: chiuso
- Martedì-sabato: 9.00-13.00 00-18.00
- Domenica: 14.00- 18.00
Il Museo del Duomo, invece, osserva i seguenti giorni e orari di apertura:
- Lunedì: chiuso
- Martedì-domenica: 9.00-13.00 00-18.00
Per prenotare una visita, leggi qui
Tariffe e biglietti
Museo:
- intero: € 8,00
- ridotto: € 6,00*
Cappella di Teodolinda e Corona Ferrea (con guida):
- tariffa unica: € 8,00
- tariffa under 14: € 4,00
Museo + Cappella di Teodolinda + Corona Ferrea:
- intero: € 14,00
- ridotto: € 12,00
Per ulteriori offerte è possibile consultare direttamente la pagina dedicata sul sito ufficiale del Museo del Duomo.
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Contatti
Per informazioni e dettagli è possibile contattare il Museo del Duomo di Monza accedendo al sito internet oppure attraverso i suoi canali ufficiali:
- telefono: +39 039 326 383
- e-mail. info@mueoduomomonza.it
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Alla scoperta del Rally, l’automobilismo senza confini
Il Rally è una delle discipline automobilistiche più spettacolari ed emozionanti, con una lunga e gloriosa storia alle spalle. A bordo di auto particolari, organizzate in gruppi e categorie, i piloti si danno battaglia lungo tragitti a volte estenuanti e sempre molto adrenalinici. Ogni competizione di Rally si presenta come un mix entusiasmante tra gare di regolarità, gare di velocità e gare endurance. Un equilibrio perfetto capace di far entrare i rallisti nel mito.
Al solo pronunciarne il nome, il Rally, come genere automobilistico, evoca scenari carichi di adrenalina e sprezzo del pericolo: ambientazioni desertiche o innevate, canyon infiniti o impervie montagne, orizzonti sperduti o paesaggi esotici. Perché il Rally è avventura, emozione, resistenza, oltre che (ovviamente) velocità. Non a caso, tra le discipline automobilistiche, è una di quelle più amate e celebrate, sia nei film che nella letteratura. A fare la fortuna del Rally contribuisce anche il suo sapore epico e la netta sensazione, per chi vi partecipa, di fare parte di una grande famiglia di “folli”. Non a caso, la parola Rally, in inglese, significa raduno. E questo sapore collettivo non si è mai perso, neanche nel Rally moderno, che si propone come un motorsport a tutti gli effetti.
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Le caratteristiche di una gara di rally
Oltre la patina poetica, infatti, il Rally ha tutte le carte in regola per occupare un post di rilievo nel mondo dei motori e, nel corso degli anni, le sue caratteristiche fondamentali si sono evolute in modo da renderlo sempre più spettacolare e performante. Oggi, una competizione di Rally si presenta come un riuscito equilibrio tra tre tipologie di gare automobilistiche: regolarità, velocità a cronometro ed endurance. Le sue caratteristiche principali possono essere così riassunte:
- si svolge su strade pubbliche (aperte o chiuse al traffico, asfaltate o sterrate) e non all’interno di circuiti;
- vede la partecipazione di auto che rappresentano un riadattamento di modelli stradali;
- gli ostacoli naturali presenti lungo il percorso non vengono rimossi (salvo eccezioni) ma devono essere affrontati dagli automobilisti;
- l’equipaggio di ogni auto è composto da due conduttori, uno guida e l’altro lo supporta come navigatore.
Inoltre, a rendere particolarmente ostico per i piloti il percorso i un rally è la scarsa conoscenza che ne hanno. Il tracciato di gara, infatti, viene solitamente reso noto solo pochi giorni prima della partenza, in modo da costringere chi guida a fare i conti con l’effetto sorpresa.
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Le categorie delle vetture nei rally moderni: gruppi e classi
Attualmente, nei Rally moderni, le automobili sono classificate secondo due diverse direttrici: i gruppi e le classi.
Il primo livello di classificazione è quello per gruppi, che sono i seguenti:
- Racing start
- Gruppo A per le vetture da Turismo (con la variante Gruppo Prod E se non dispongono del serbatoio omologato nel 2018 dalla FIA)
- Gruppo N per le vetture di produzione (con la variante Gruppo Prod S se non dispongono del serbatoio omologato nel 2018 dalla FIA)
- Super 1600
- Super 2000
- Gruppo Kit car
- Gruppo R
- Gruppo B
- Gruppo S
All’interno di ciascun gruppo, poi, le auto sono suddivise in classi, sulla base delle caratteristiche del motore e della meccanica generale (soprattutto cilindrata, alimentazione, trazione e telaio). Le classi sono:
- WRC
- R5
- S2000
- RRC - Regional Rally Car
Infine, è necessario specificare che, a partire dal 2008, la FIA, per le gare di rally che rientrano nel suo circuito, ha adottato una classificazione più semplice, in cinque livelli:
- Rally 1
- Rally 2
- Rally 3
- Rally 4
- Rally 5
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Breve storia del rally automobilistico
Il tema della nomenclatura di gruppi, classi e categorie ha un ruolo fondamentale nel dipanarsi della storia del Rally lungo la seconda metà del 1900 e nei primi venti anni del nuovo millennio. L’evoluzione di questa disciplina, infatti, è stata segnata da frequenti cambi nella classificazione delle vetture, conseguenza di regolamenti in costante evoluzione.
Le prime competizioni di Rally risalgono agli anni ’60. Difficile, però, rintracciare delle caratteristiche comuni, a parte la necessità di dotarsi di vetture molto resistenti per poter completare il tracciato. Lo scenario cambia tra la fine del decennio e l’inizio del successivo, quando le vetture si fanno più potenti e nasce l’esigenza di differenziarle per garantire l’equità delle gare. Ed è la stessa FIA ad attivarsi per fare del Rally un motorsport a tutti gli effetti.
Gli anni ’70, però, sono anche quelli di un’altra importante tappa rallistica: il debutto della Lancia Stratos, la prima automobile concepita fin da subito come macchina da Rally. Una novità assoluta e dirompente, visto che fino a quel momento alle gare rallistiche prendevano parte vetture nate per la circolazione stradale e poi modificate.
La Stratos rappresenta un punto di non ritorno che proietta questo sport direttamente negli anni ’80, quando tutte le case automobilistiche si attrezzano per creare automobili da Rally di cui poi fanno anche una versione da strada (invertendo il meccanismo precedente). Per accogliere questi bolidi viene creata una nuova categoria: il Gruppo B, a cui si affiancano il Gruppo N e il Gruppo A. tale raggruppamento, però, dura poco.
Negli anni ’90, a seguito di numerosi incidenti mortali che coinvolgono proprio le auto del Gruppo B (le più potenti), la categoria eliminata dalle competizioni mondiali. La rotta è ufficialmente invertita, e l’inizio degli anni 2000 segna anche un ridimensionamento delle performance delle macchine a favore di una maggiore sicurezza.
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Skid car, il “pattino” per auto che simula la mancanza di aderenza
Lo skid car è un apparecchio che si applica alle ruote posteriori dell’automobile e permette di eseguire simulazioni di guida in condizioni di scarsa aderenza. Lo skid test è utile per allenare controsterzo e sovrasterzo ed imparare a controllare la propria auto anche in situazioni di pericolo e rischio di sbandamento.
Saper controllare la propria auto anche in condizioni non ottimali è un requisito fondamentale per qualsiasi pilota, professionista o amatore. Una strada sdrucciolevole, bagnata o addirittura ghiacciata può rappresentare un pericolo se non si è in grado di gestire la mancanza di aderenza delle ruote. Per imparare a farlo, ci si può sottoporre ad allenamenti ed esami specifici. Tra questi, uno dei più efficaci è senza dubbio il test realizzato con lo skid car, un’apposita apparecchiatura che simula particolari condizioni di guida. Ma cos’è precisamente lo skid car? Come funziona? A cosa serve? Affrontiamo una domanda alla volta.
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Skid car, cos’è e come funziona il pattino per auto
Un grande monopattino in metallo. Ad una prima occhiata, si presenta così lo skid car: un carrello metallico rettangolare con quattro rotelle posizionate negli angoli. Ecco perché è anche detto skate car, cioè pattino per auto. Lo skid car si applica alle ruote posteriori dell’automobile e permette di sollevare il retrotreno. Inoltre, è possibile impostare diversi livelli di aderenza, fino ad azzerarla completamente (replicando, così, l’effetto del sovrasterzo).
Skid test, imparare a controllare l’automobile in assenza di aderenza
Lo skid car è ampiamente utilizzato sia nei test per piloti sia nei corsi di guida sicura e guida sportiva, perché consente di simulare in modo estremamente realistico delle condizioni di perdita di aderenza mentre si è alla guida. In particolare, lo skid car consente di allenare la manovra di controsterzo. Saper gestire la propria macchina nelle situazioni in cui le ruote sembrano sfuggire e non rispondere ai comandi è cruciale per mettere al sicuro sé stessi, i propri passeggieri e, se si guida su una strada pubblica, tutti gli altri automobilisti. Imprevisti e pericoli, infatti, possono essere sempre in agguato e ad un bravo pilota sono richiesti sangue freddo e capacità tecniche utili a contrastarli.
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Breve guida sulla normativa per auto d’epoca
Possedere e guidare un’auto d’epoca rappresenta un sogno dal sapore vintage per moltissimi appassionati di motori. Sulle automobili d’epoca, però, si fa spesso confusione, confondendole con le auto di interesse storico, non avendo ben chiari i vantaggi di cui si può godere possedendone una o non conoscendo a fondo le norme sulla loro circolazione su strada. Questa rapida guida serve a fare un po’ di chiarezza.
Agli occhi di un appassionato di motori, le monoposto che sfrecciano sulle piste di un Gran Premio di Formula 1 hanno l’indiscutibile fascino della velocità e della potenza. In quanto ad appeal, però, le più lente e meno performanti auto d’epoca non hanno nulla da invidiare. Ed infatti, chi ama davvero le automobili sogna di possederne una. In molti casi, però, si fa confusione su cosa sia una macchina d’epoca e su quale sia la normativa che la regolamenta. Quali sono i requisiti che rendono d’epoca un’auto? Cosa distingue le automobili d’epoca da quelle di interesse storico e collezionistico? Come funziona il pagamento del bollo e dell’assicurazione per questo tipo di vetture? Possono circolare liberamente su strada? Ecco tutte le risposte.
Sai come si diventa pilota di auto?
Quando una macchina diventa d’epoca: i requisiti
Si può iniziare dalla definizione di auto d’epoca, racchiusa nell’articolo 60 (comma 2) del Codice della strada:
“i motoveicoli e gli autoveicoli cancellati dal PRA perché destinati alla loro conservazione in musei o locali pubblici e privati, ai fini della salvaguardia delle originarie caratteristiche tecniche specifiche della casa costruttrice, e che non siano adeguati nei requisiti, nei dispositivi e negli equipaggiamenti alle vigenti prescrizioni stabilite per l’ammissione alla circolazione. Tali veicoli sono iscritti in apposito elenco presso il Centro storico del Dipartimento per i trasporti terrestri”.
Questo breve testo dice molto su quali siano i requisiti di un’auto d’epoca, ai quali si aggiungono altre caratteristiche previste da ulteriori previsioni normative. Facendo una sintesi generale, è possibile affermare che una macchina d’epoca è tale quando:
- appartiene a un modello che è stato inserito da almeno 30 anni nel registro ASI;
- ha almeno 20 anni di età;
- è in buono stato di conservazione;
- è perfettamente conforme alla fattura originale (di conseguenza, il proprietario deve possedere il relativo certificato di conformità);
- è stata cancellata dal Pubblico Registro Automobilistico (PRA);
- è iscritta ad un registro storico.
Leggi anche i requisiti per le auto storiche
Quanto costano bollo e assicurazione per un’auto d’epoca?
Una volta accertati questi requisiti, si può affermare di avere un’auto d’epoca. A questo punto, però, può sorgere un’ulteriore domanda: di quali benefici gode il proprietario di una vettura d’epoca? La prima risposta è senza dubbio il piacere di guidare una macchina che ha fatto la storia e che ha un fascino davvero unico. Al di là dei (sempre validi) motivi romantici, però, ci sono anche ragioni più concrete per far riconoscere la propria auto come macchina d’epoca. Si tratta soprattutto di vantaggi economici e fiscali, relativi al bollo auto e all’assicurazione. Il primo non è dovuto mentre la seconda può essere sottoscritta a tariffe molto agevolate. Al contempo, però, l’auto storica è soggetta a una specifica tassazione di proprietà, pari a circa 30 euro l’anno.
Le auto d’epoca possono circolare?
Ai vantaggi fiscali fanno da contraltare le limitazioni di circolazione. Chi possiede un’auto d’epoca, infatti, non può andarci in giro per strada come e quando vuole. La circolazione di questo tipo di autovettura è limitata alla sola partecipazione a sfilate, gare e raduni, previo rilascio di una specifica autorizzazione., valida solo per la località e il percorso indicati. Per il resto del tempo, le macchine d’epoca devono starsene ben protette in un garage privato o in bella mostra in un museo. E questa è la differenza maggiore rispetto alle auto di interesse storico o da collezione, che invece possono circolare liberamente, sempre che rispettino le caratteristiche richieste per qualsiasi vettura.
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La Corona Ferrea della Regina Teodolinda, tra storia e leggenda
La Corona Ferrea, custodita nella Cappella Teodolinda, all’interno del Duomo di Monza, è uno dei simboli più rappresentativi della città. Secondo la tradizione, al suo interno è saldato uno dei chiodi con cui fu crocifisso Gesù. Per questo, la Corona Ferrea è una reliquia di fama mondiale, che per secoli è stata utilizzata per incoronare i Re d’Italia. Un gioiello che vive sospeso a metà tra storia e leggenda.
Ogni città ha i suoi simboli, pezzi di storia che ne rappresentano l’anima profonda. E tra i simboli di Monza, non si può non assegnare un posto di primo piano alla Corona Ferrea della Regina Teodolinda, uno dei pezzi più pregiati che costituiscono il Tesoro del Duomo cittadino. Una Corona il cui valore storico e culturale supera di gran lunga quello materiale, visto che ha attraversato da protagonista secoli di storia dell’Occidente, finendo sulla testa di sovrani del calibro di Carlo Magno e Napoleone. Ancora più forte, però, è il suo valore religioso. La Corona Ferrea, infatti, secondo la leggenda, custodisce nella sua struttura uno dei chiodi con cui venne crocifisso Gesù. Un innesto che è la vera ragione della sua popolarità e che la rende una reliquia per tutto il mondo cristiano. Per tutti questi motivi, la Corona di Teodolinda merita di essere conosciuta meglio.
Come è fatta la Corona Ferrea di Monza?
Solida, preziosa, carica di personalità: è così che appare la Corona Ferrea. Un pregiato manufatto di antica oreficeria, un gioiello a tutti gli effetti, composto da sei piastre in oro (84%) misto ad argento (16%). Ciascuna piastra è divisa in due sezioni: una più grande, impreziosita da una gemma centrale, da rosette e petali in oro e smalti colorati negli angoli, e una più piccola, ornata con tre gemme. In particolare, le pietre presenti sono zaffiri (7), granati (7) e ametiste (4) a cui si aggiungono semplici pezzi di vetro colorato. L’ultimo elemento di rilievo della struttura che va sottolineato è il cerchio in argento che si trova all’interno (per lungo tempo si è pensato fosse in ferro): secondo la tradizione, infatti, è quello il chiodo proveniente direttamente dalla crocifissione di Gesù.
Dove si trova la Corona di ferro della Regina Teodolinda?
Oggi, la Corona Ferrea si trova all’interno del Duomo di Monza, custodita nella Cappella di Teodolinda, insieme alle spoglie dell’amata regina. Alla Corona è dedicato un intero altare, alto sette metri, realizzato nel 1985 su disegno di Luca Beltrami, sotto il regno di Umberto I. Un alloggio maestoso, che nasconde una teca e una cassaforte. Misure di sicurezza straordinarie per quello che viene definito come il gioiello più importante del mondo.
Tutto quello che c’è da vedere a Monza
Leggenda e mito della Corona Ferrea
Tale importanza della Corona Ferrea deriva direttamente dal suo essere considerata una reliquia religiosa. Al di là dell’importanza storica come manufatto di antica oreficeria, infatti, ciò che l’ha resa celebre è stato il suo utilizzo per l’incoronazione di numerosi sovrani occidentali. Utilizzo che trova le sue radici proprio nel carattere religioso della Corona. Ma cosa dice esattamente la tradizione in proposito? Secondo il culto cristiano, all’interno della Corona Ferrea è saldato uno dei chiodi della crocifissione di Gesù. Tale reliquia sarebbe stata rinvenuta nel 326 d.C. da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, durante un viaggio in Palestina finalizzato proprio a riportare alla luce la croce di Gesù, sepolta sul Golgota. In quell’occasione furono però rinvenuti due chiodi (secondo altre fonti, invece, furono quattro): uno venne saldato sull’elmo di Costantino, l’altro sul morso di un cavallo. Il chiodo inserito nell’elmo, due secoli dopo, fu donato da papa Gregorio I alla regina Teodolinda, che lo mise nella Corona Ferrea (l’altro chiodo, invece, è conservato nel Duomo di Milano). Da quel momento in poi, la Corona Ferrea acquistò un valore simboli altissimo per tutti i sovrani, collegandoli direttamente a Dio.
Chi si è fatto incoronare con la Corona Ferrea?
Per questa ragione, furono molti i regnanti che decisero di farsi incoronare con la Corona Ferrea, come Ottone III di Sassonia, Corrado di Lorena, Corrado I di Svevia, Federico I Barbarossa. Stabilirne il numero preciso, soprattutto per quelle avvenute nei secoli più lontani, è complicato e alcune attribuzioni sono storicamente discusse. Tra queste, vi è l’incoronazione di Carlo Magno. Nessun dubbio, invece, su quelle avvenute dopo il 1300, tra cui anche quella di Carlo V. Una delle incoronazioni più significative in cui questo tesoro fu protagonista, però, fu senza dubbio quella di Napoleone Bonaparte (avvenuta a Milano), che volle (e ottenne) per sé il titolo di Re d’Italia. Successivamente, anche durante il regno dei Savoia, la Corona Ferrea rimase simbolo dei sovrani italiani, tanto da finire nello stemma, ma non venne utilizzata nelle incoronazioni (perché la discendenza maschile della casa reale era oggetto di scomunica papale). In due occasioni, però, venne esposta al pubblico: durante i funerali di Vittorio Emanuele II e di Umberto I.
I riti del Sacro Chiodo di Monza
Con la fine della monarchia in Italia, la Corona Ferrea è tornata ad essere “solo” un reperto storico importantissimo e una reliquia tra le più famose. Le manifestazioni di culto popolare non si sono fermate, nonostante sia ormai accertata la non autenticità del chiodo sacro. Ancora oggi, la terza domenica di settembre, la Corona Ferrea viene tolta dalla sua fortezza, inserita su un alto reliquiario, in posizione verticale (per rendere ben visibile il chiodo) e portata in processone per il centro storico di Monza.
Leggi anche la storia dell’Autodromo di Monza
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Guida sportiva: cos’è e come funzionano i corsi per impararla
Imparare la guida sportiva è il sogno di ogni amante dei motori. Un modo per imitare i piloti professionisti, che sanno controllare le loro vetture in tutte le condizioni, usando al meglio il loro potenziale. La guida sportiva è una vera e propria arte che si può apprendere anche solo per dare sfogo alla propria passione.
Chi ha la passione per le auto lo sa: guidare è un’arte. O almeno, lo è per chi interpreta la guida come un vero e proprio incontro con tutta la bellezza e la potenza di un’automobile. Ecco perché, i veri amanti delle auto non si accontentano di mettere nel portafogli la patente di guida (magari una classica B) ma aspirano ad apprendere le tecniche e i segreti dei piloti professionisti, iscrivendosi ai corsi di guida sportiva. Ma di cosa si tratta precisamente? E come funzionano?
Cosa si intende per guida sportiva
La definizione di guida sportiva non è molto difficile. Con questa terminologia, infatti, si indica l’insieme di quelle tecniche di guida che vengono attuate dai piloti professionisti. La guida sportiva è strettamente connessa con la guida sicura, anche se si tratta di due diverse modalità di condurre le macchine. L’analogia sta nel fatto che la vera qualità di un pilota sta nel saper spingere al limite la propria automobile, senza però mettere a repentaglio la propria vita. Guidare in modo sportivo, quindi, significa saper sfruttare al meglio le potenzialità del proprio bolide ma anche riuscire a gestire gli imprevisti e a tenere sempre tutto sotto controllo. Ovviamente, all’interno dell’ampio contenitore della guida sportiva ci sono poi diverse tecniche che ne costituiscono l’ossatura: dalla posizione di guida all’accelerazione, dalla frenata alla gestione delle curve. Sembrano aspetti banali, che chi guida in città applica tutti i giorni, ma se declinati al volante di un’auto sportiva diventano molto più complessi. D’altra parte, quello del pilota è un mestiere che non si improvvisa, ma che si può imparare.
Corsi di guida sportiva: come funzionano
E per impararlo ci sono dei percorsi appositi, denominati proprio corsi di guida sportiva. Sono quelli che danno accesso alla professione di pilota di auto? No, perché per diventare professionisti bisogna seguire un altro iter (leggi qui). Però questi corsi danno la possibilità a tanti appassionati di cimentarsi con le tecniche eseguite in pista dai loro beniamini. Di corsi di guida sportiva ce ne sono moltissimi, organizzati da enti, associazioni e aziende private, oltre che dall’ACI. Anche l’Autodromo Nazionale Monza ne ospita alcuni. Solitamente, si tratta di pacchetti in formula full immersion, che si chiudono in una giornata e comprendono sia una parte teorica che, naturalmente, un’esercitazione pratica in pista. Un’ottima idea regalo per chi ama i motori.
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