Cosa mangiare a Monza: consigli per un turismo del gusto

Di piatti tipici da mangiare a Monza ce ne sono molti, dal risotto con la celebre salsiccia luganega alla cassoeula, dal panmoijaa al pane di San Gerardo. Tutte espressioni delle caratteristiche principali della cucina brianzola: sapore e semplicità.

Le vacanze in Italia sono anche delle occasioni per tour enogastronomici nei piatti tipici che ogni zona custodisce gelosamente. Monza non fa eccezione a questa regola. Regalarsi alcuni giorni nella città lombarda, quindi, significa anche poter assaggiare la cucina brianzola, fatta di ingredienti semplici e sapori genuini. Che si scelga di pranzare in una spartana trattoria o di cenare in un elegante ristorante, bisogna tenere a mente l’elenco dei piatti monzesi che vale la pena di provare almeno una volta. Ecco una breve guida per scoprire cosa mangiare di tipico a Monza.

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Il re dei piatti tipici di Monza: il risotto con la luganega

Partiamo dal vero dominatore della scena, il piatto tipico di Monza per eccellenza: il risotto con la luganega (detto anche risotto alla monzese). È davvero il re della città, servito praticamente in ogni locale. Di ricette di questo particolare risotto ne esistono diverse, ognuna con la sua piccola variante. I due ingredienti principali, però, non cambiano e sono la salsiccia luganega (o luganica) e lo zafferano. Il risultato è un piatto dal sapore nitido ma delicato, che ha sempre molto successo tra i turisti. D’altra parte, la luganega è il simbolo per eccellenza della cucina di Monza, ed è davvero un prodotto tipico molto gustoso. Ciò che la differenzia da una normale salsiccia è sicuramente la forma, più sottile e allungata. A renderla tanto famosa, però, è la sua composizione. Oltre alla carne di maiale, infatti, la luganega contiene un alto quantitativo di formaggio grana ed è insaporita con brodo di carne e marsala. Inoltre, in alcune varianti, vengono utilizzati anche ingredienti aggiuntivi, come il peperoncino, il finocchietto selvatico o l’anice.

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Le specialità della cucina della Brianza: dalla cassoeula alla panmoijaa

L’elenco dei piatti tipici di Monza, però, non finisce certo con il risotto alla luganega. Ci sono molte altre specialità della cucina della Brianza che meritano di essere assaggiate. È il caso della cassoeula, pietanza tipicamente invernale perché molto sostanziosa. La base della ricetta, infatti, è costituita dalla verza e dalle parti meno nobili del maiale, come la cotenna, il muso, le zampe, la testa e le costine. Inoltre, viene solitamente servita con la polenta. Il nome cassoeula deriverebbe dalla pentola larga in cui si mettono a bollire gli ingredienti, mentre le sue origini, che si perdono tra storia e leggenda, sarebbero spagnole.

Il maiale è al centro anche di un altro piatto tipico della tradizione contadina brianzola, cioè la rusticiada. Si tratta di uno stufato di carne suina, insaporito da un soffritto di lardo e cipolle. Anche in questo caso, viene lo stufato generalmente servito insieme alla polenta. Infine, agli appassionati di carne (e derivati), Monza offre altre due possibilità: l’ossobuco e la trippa.

Per chi ama le minestre, invece, risultano imperdibili sia la panmoijaa e il minestrone brianzolo. La prima è un saporita zuppa con lardo e pancetta tritati, nella cui preparazione vengono utilizzati anche cipolla, aglio e prezzemolo. Si consuma accompagnata da un caratteristico pane giallo, fatto con un mix di farina bianca, farina di granoturco e segale. Il minestrone brianzolo, invece, è molto ricco, perché contiene, come ingredienti principali, riso, lardo, verza, fagioli e patate.

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I dolci tipici di Monza

Un articolo che parla di cosa mangiare a Monza, però, non può limitarsi a snocciolare le pietanze salate. Ci sono anche dei dolci tipici che meritano di essere assaggiati da chi si trova a passare in Brianza. In particolare, si tratta della torta paesana e del pane e dei biscotti di San Gerardo. La torta paesana, fin dal nome, è un dolce che racconta molto delle tradizioni monzesi e del suo substrato contadino. Questo dolce, infatti, conosciuto anche come torta del michelasc, ha come ingrediente base il pane raffermo, che viene fatto ammollare nel latte. Questo impasto base viene poi insaporito in vari modi; la variante più diffusa è quella che utilizza il cioccolato, ma si possono aggiungere anche pinoli, frutta candita e uvetta.

Il pane di San Gerardo, invece, prende il nome dal compatrono di Monza, San Gerardo dei Tintori. È un pane dolce fatto con zucchero, miele, frutta, uva sultanina, mandorle e castagne candite. Al contrario, l’impasto dei biscotti omonimi è molto più semplice, perché si tratta di dolci secchi fatti senza uova.

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Duomo di Monza

Duomo di Monza, breve guida alla scoperta di uno scrigno pieno di tesori

Il Duomo di Monza è il simbolo della città e custodisce bellezze storiche, culturali e artistiche di inestimabile valore. Il Museo e Tesoro del Duomo ne raccontano la storia attraverso una ricca sequenza di reliquie e oggetti preziosi, tra cui spicca la Corona ferrea, custodita nella Cappella di Teodolinda. In questa breve guida, tutto quello che c’è da sapere sul Duomo di Monza e alcune informazioni pratiche per visitarlo.

Il Duomo, collocato nel cuore del centro storico, è senza dubbio in cima alla lista delle cose da vedere a Monza. Al suo interno sono custodite alcune delle più importanti bellezze artistiche che la città brianzola può offrire ai turisti. Il Duomo di Monza, infatti, ospita un ricco Museo e cela un vero Tesoro, il cui pezzo più pregiato è la Corona ferrea, con cui per secoli si incoronarono numerosi sovrani, tra cui anche i Re d’Italia. Inoltre, merita una menzione speciale anche il campanile che orna la Basilica, che rappresenta il punto più alto di tutta Monza. Visitare il Duomo di Monza, quindi, è davvero un’attività necessaria, anche se ci si trova in città solo per un weekend. E per prepararsi alla visita, ci si può affidare a questa breve e pratica guida.

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La storia del Duomo di Monza

Per comprendere l’importanza del Duomo di Monza, è bene cominciare questo “viaggio” alla sua scoperta ripercorrendo le tappe principali della sua storia. E le vicende storiche che riguardano il Duomo, ufficialmente denominato Basilica minore di San Giovanni Battista, iniziano molto prima della sua costruzione. Alla fine del 500 d. C, infatti, dove oggi sorge il celebre edificio religioso, c’era la Basilica fatta edificare dalla regina dei Longobardi Teodolinda, figura centrale nella storia cittadina. Probabilmente, quell’antica Basilica era già consacrata a San Giovanni Battista. Della costruzione originaria, però, non è rimasto praticamente nulla, se non qualche materiale da costruzione e qualche arredo, oggi ospitati nel Museo del Duomo. Infatti, nel 1300, anno del primo Giubileo della cristianità, si decise di stravolgere radicalmente l’edificio, ricostruendolo ex-novo. Si trattò di lavori davvero imponenti, la cui prima fase si concluse quasi mezzo secolo dopo, nel 1346. Ancora per secoli, però, il Duomo di Monza fu oggetto di abbellimenti e arricchimenti, con l’aggiunta di opere d’arte e nuovi elementi architettonici, come l’imponente campanile (la cui costruzione iniziò nel 1592).

L’architettura del Duomo di Monza

E così, pezzo dopo pezzo, nel corso dei secoli, il Duomo di Monza è arrivato ad essere quel gioiello di architettura che oggi costituisce un vanto per la città. Tra l’altro, l’accurato restauro che è stato realizzato nel 2020, ne ha accentuato lo splendore.

La facciata esterna

La facciata esterna del Duomo di Monza, rivolta verso l’omonima piazza, è forse uno degli elementi che maggiormente caratterizza l’edificio, grazie al suo aspetto “bicolore”. È realizzata in stile gotico, sfruttando una sapiente alternanza di marmi bianchi e neri. Al centro della facciata, troneggia un altro tratto distintivo: il rosone di Matteo Campione, firma originaria dell’intera facciata (poi restaurata, a inizio ‘900, da Luca Beltrami). Il rosone è incorniciato da una linea di formelle traforate, con mascheroni, fiori e stelle. Al di sotto del rosone c’è il protiro, su cui svetta la statua di San Giovanni Battista. Altri elementi decorativi sono le bifore e le trifore che si aprono specularmente lungo i due lati e i medaglioni dell’arcata, che contengono i busti della regina Teodolinda e di suo marito Agilulfo.

Gli interni

Altrettanto suggestivi sono gli interni del Duomo di Monza. La struttura è la classica croce latina, composta da tre navate con cappelle laterali. Le navate sono separate da pilastri a sezione ottagonale, decorati all’estremità con capitelli rappresentanti animali, grifi, sirene e centauri. In generale, le decorazioni del Duomo, salvo poche eccezioni, sono tutte riconducibili al periodo barocco, mentre poco si è salvato delle fasi precedenti. Ciò che più colpisce della basilica è l’estrema ricchezza di affreschi, che meritano tutti di essere ammirati.

affreschi duomo monza

Cosa c’è nel Duomo di Monza

Al di là della sua indiscutibile bellezza complessiva, però, il Duomo custodisce alcuni “pezzi pregiati”, veri capolavori di storia, arte e cultura che meritano una menzione a parte. Si tratta, in particolare, degli affreschi della Cappella di Teodolinda e dell’albero della vita, del Museo e del Tesoro, della Corona ferrea e del campanile.

Gli affreschi della Cappella di Teodolinda

Come detto, gli affreschi sono numerosi e bellissimi. Tra tutti, spiccano quelli firmati dagli Zavattari, che adornano la Cappella di Teodolinda, che custodisce la Corona ferrea e le spoglie dell’amata regina dei Longobardi. Si tratta di un ciclo pittorico che risplende per i suoi ori e i suoi colori vivaci. Il racconto che si snoda lungo i vari dipinti è quello della vita di Teodolinda, la cui conversione al cristianesimo fu veicolo per la conseguente conversione del suo popolo.

L’Albero della Vita

Quello raffigurante l’Albero della Vita è un altro degli affreschi di pregio che ornano gli interni del Duomo di Monza. Si trova sul transetto destro ed è opera di Giuseppe Meda e Giuseppe Arcimboldo, che cominciarono a dipingerlo nel 1556.

Il Museo e Tesoro del Duomo di Monza

Il Museo e Tesoro del Duomo di Monza è uno scrigno che custodisce un patrimonio inestimabile di opere d’arte e reliquie. Nel complesso, i beni che compongono questo patrimonio consentono di ricostruire, passo dopo passo, l’intera storia della Basilica, dal 1300 fino al 1900. Tra le altre cose, fanno parte del Tesoro la Croce e la Corona di Teodolinda, la Croce di Agilulfo, il Dittico di Re Davide e San Gregorio e il Reliquiario del dente di San Giovanni Battista. La sede del Museo si trova proprio sotto il Duomo.

La Corona ferrea

La punta di diamante del Tesoro del Duomo di Monza, però, è senza dubbio la Corona ferrea. Si tratta di un reperto prestigioso, perché per secoli è servito ad incoronare moltissimi re. Le origini di questo prezioso oggetto sono sconosciute; secondo le tesi più accreditate, la Corona ferrea sarebbe databile tra il 450 e il 500 d.C. Attualmente, è custodita nell’altare della Cappella di Teodolinda.

corona ferrea monza

Il campanile (o Torre Campanaria)

Il campanile del Duomo di Monza, con i suoi 75 metri di altezza, rappresenta la “punta” della città, un riferimento fondamentale per tutti gli abitanti. Nella struttura originaria non era prevista la presenza della torre campanaria, che fu invece aggiunta all’inizio del 1600, su iniziativa dell’arciprete Camillo Aulario. In cima al campanile sono ospitate ben 8 campane, datate 1741.

Visitare il Duomo di Monza: le informazioni pratiche

Alla luce di quanto detto fino ad ora, una visita al Duomo di Monza è davvero una tappa ineludibile. Ecco, allora, alcune informazioni pratiche per organizzarla al meglio.

Orari di apertura

Il Duomo di Monza è visitabile tutti i giorni (eccetto il lunedì), dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. La Cappella di Teodolinda, invece, osserva orari leggermente diversi, essendo aperta al pubblico dal martedì al sabato, dalle 9 alle 18, e la domenica, dalle 14 alle 18.

Visite guidate

Le principali attrazioni turistiche del Duomo di Monza possono essere visitate anche con l’ausilio di una guida. Tutte le informazioni sulle visite guidate sono reperibili sul sito del museo

Come raggiungere il Duomo di Monza e dove parcheggiare

Il Duomo si trova in pieno centro storico, all’interno di una zona a traffico limitato. Per raggiungerlo, quindi, è necessario lasciare la propria auto presso uno dei parcheggi a pagamento adiacenti il centro storico. Da lì è possibile proseguire facilmente a piedi.

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Villa Reale di Monza, una Reggia neoclassica tutta da scoprire

La Villa Reale di Monza, anche conosciuta come Reggia di Monza, è uno dei monumenti principali della città lombarda, insieme al Duomo. Un gioiello di architettura neoclassica, firmato da Piermarini, che non ha nulla da invidiare alle più blasonate Regge di Caserta e di Versailles. Inoltre, il palazzo reale è circondato dal magnifico Parco di Monza, l’area verde recintata più grande d’Europa, capace di custodire al suo interno l’Autodromo Nazionale Monza.

Sono pochi, al mondo, quelli che non conoscono, almeno di fama, la Reggia di Caserta o la Reggia di Versailles. Molto meno nota, invece, è la Reggia di Monza, conosciuta anche come Villa Reale. Eppure, il palazzo brianzolo, imponente ed elegante, non ha nulla da invidiare alle altre due celebri residenze regali. Anzi, il sontuoso parco che la circonda è il più grande d’Europa, tra quelli recintati (tanto da accogliere al suo interno l’Autodromo Nazionale Monza). Se si passa qualche giorno di vacanza a Monza, quindi, si deve necessariamente programmare una visita alla Villa Reale, che regala uno spettacolo davvero unico. E questo articolo è una buona occasione per conoscerla un po’ meglio e prendere nota delle informazioni turistiche essenziali.

Storia e architettura della Villa Reale di Monza, il capolavoro di Piermarini

Cominciamo questo breve viaggio virtuale alla scoperta della Reggia di Monza scorrendo le tappe fondamentali della sua storia. La Villa Reale fu costruita nella seconda metà del 1700, più precisamente tra il 1777 e il 1780. Il progetto porta la firma di Giuseppe Piermarini, celebre architetto dell’epoca ed esponente di punta del neoclassicismo. A commissionare l’imponente realizzazione furono l’arciduca Ferdinando d’Asburgo e sua madre Maria Teresa d’Austria. L’edificio, infatti, fu adibito a residenza di campagna della dinastia reale, almeno fino al 1796, anno della discesa in Italia delle armate di Napoleone Bonaparte. A quel punto, la lussuosa residenza passò in mano al figliastro dell’imperatore francese, Eugenio di Beauharnais. Si trattò, però, solo di una parentesi. Alla caduta di Napoleone, nel 1818, la Reggia tornò agli austriaci.

Nella seconda metà del 1800, poi, la Villa cambiò nuovamente padroni. Dopo l’annessione del lombardo veneto al Piemonte, infatti, i proprietari divennero i Savoia e fu particolarmente amata da re Umberto I, che la elesse a sua residenza estiva e la sottopose a profonde ristrutturazioni e trasformazioni. Il monarca vi fu addirittura sepolto, dopo essere stato ucciso da Gaetano Bresci. A quel punto, però, la Villa si legò ad un evento tragico e triste, che la fece cadere in disuso. Vittorio Emanuele II, infatti, non volle più risiedervi e fece trasportare parte degli arredi nei palazzi del Quirinale, a Roma. La proprietà regale della Villa cessò definitivamente nel 1934, quando fu donata ai comuni di Milano e Monza.

L’aspetto esterno

La Villa di Monza ha la caratteristica forma ad U, tipica dei palazzi regali del 1700. Lo stile della facciata è lineare ed essenziale e presenta decorazioni semplici, che le conferiscono un aspetto elegante ma rigoroso, senza colonnati o timpani. La scelta non fu solo dettata da esigenze stilistiche ma anche da precise scelte politiche della corte austriaca. L’Italia, infatti, era un territorio occupato e gli imperatori asburgici non volevano dare l’idea di ostentare una tracotante ricchezza ai loro sudditi.

Gli interni

Il primo piano della Villa Reale è occupato dalle sale di rappresentanza, dalle sale delle feste e da quella adibita ai pranzi. Il secondo piano, invece, è dedicato alle camere da letto dei regali e degli ospiti. Le diverse sale e stanze (in totale ben 740, per una superficie complessiva di oltre 22.000 metri quadrati) sono decorate con stucchi dorati, dipinti e affreschi. Purtroppo, la tormentata fase finale di utilizzo della Reggia di Monza da parte dei Savoia ha fatto sì che il palazzo risulti oggi praticamente svuotato degli arredi originali, che erano di assoluto pregio.

I Giardini

I Giardini della Villa Reale di Monza ne rappresentano una delle attrazioni principali. Si estendono su una superficie di circa 40 ettari e sono organizzati all’inglese. L’apparente spontaneità della sistemazione e della vegetazione è invece il frutto di scelte precise e misurate da parte di Piermarini. All’interno dei Giardini, si possono apprezzare numerosi elementi e scorci caratteristici, come il laghetto, il tempietto classico, il giardino roccioso e l’Antro di Polifemo.

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Il Roseto

Il Roseto della Villa Reale fu voluto da Nino Fumagalli e progettato da Vittorio Faglia e Francesco Clerici. Si divide in svariate sezioni, a seconda delle tipologie di rose che vengono coltivate. Ce ne sono oltre 400 varietà, alcune delle quali coltivate per essere presentate a concorsi internazionali.

Il Belvedere

Il Belvedere è l’ultimo piano della Reggia, una volta sede degli appartamenti della servitù e per questo caratterizzato da soffitti bassi e da ambienti piuttosto spartani. Da lassù, però, si gode una vista mozzafiato sul Parco di Monza.

Il Serrone (o Orangerie)

In origine, la Villa Reale ospitava numerose serre, come attestano i documenti dell’epoca. Solo una, però, è giunta fino ad oggi intatta ed è proprio l’Orangerie, cioè quella destinata agli agrumi. Lunga 100 metri, larga 6 e alta 7, la struttura è dotata di 26 finestroni che le garantiscono luce solare durante tutta la giornata.

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Breve guida alla Reggia di Monza: le informazioni pratiche per visitarla

Viste le tante bellezze che custodisce, è chiaro che non si può trascorrere un weekend a Monza o a Milano senza fare un passaggio nella meravigliosa Villa Reale. Quelle che seguono, quindi, sono delle semplici indicazioni per organizzare al meglio la visita.

Dove si trova la Villa Reale?

La Villa Reale si trova nella parte nord di Monza e non è molto lontana dal centro storico. Ad esempio, a piedi, la Reggia dista poco più di un quarto d’ora dal Duomo. L’indirizzo preciso dell’ingresso è Via Brianza 1.

Quanto costa il biglietto di ingresso per visitare la Reggia?

Il biglietto intero per accedere alla Villa Reale di Monza costa 10 euro. È poi prevista una tariffa ridotta di 8 euro per i visitatori di età compresa tra 3 e 26 anni, per gli over 65 e per i possessori del passaporto turistico di Monza. L’ingresso gratuito, invece, è riservato ai bambini sotto i 3 anni, alle persone diversamente abili con accompagnatore, alle guide turistiche abilitate, ai giornalisti muniti di tesserino e ai militari del Comando per la tutela del Patrimonio Culturale. L’accesso ai Giardini, invece, è sempre gratuito.

Quando si può visitare la Villa Reale di Monza: orari di apertura e chiusura

La Villa Reale è visitabile solo il sabato e la domenica, con apertura alle ore 10,30 e chiusura alle ore 18,30 (ultimo ingresso alle 17,30). I Giardini della Reggia, invece, sono aperti tutti i giorni con orario 7,00-18,30 in inverno e 7,00-20,30 in estate.

Come fare per prenotare la visita

I biglietti di ingresso alla Reggia possono essere acquistati direttamente presso la biglietteria, che si trova al piano terra. È consigliata, però, la prenotazione online (a questo link) o telefonica (al numero 039 394641).

Dove parcheggiare

La Villa reale e il Parco di Monza sono serviti da due parcheggi a pagamento (Viale Cavriga e Porta Vedano) e da un’area di sosta gratuita.

Dove mangiare alla Villa Reale di Monza

La Reggia si trova in una zona della città di Monza ben fornita di ristoranti e locali dove poter mangiare, con soluzioni adatte a tutti i palati e costi accessibili.

I prossimi eventi ospitati nella Villa Reale

La Reggia ospita spesso eventi per adulti e bambini, dalle mostre d’arte alle iniziative legate al cinema. Il programma completo dei prossimi appuntamenti è disponibile qui.

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