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Attività di team building aziendale, 3 idee vincenti per fare gruppo

Le attività di team building aziendale sono già da tempo ampiamente diffuse tra le imprese di ogni settore. Attraverso gli eventi di team building, infatti, è possibile lavorare sull’affiatamento e sulla motivazione dei dipendenti, valorizzando le cosiddette risorse umane dell’azienda. L’importante, però, è trovare l’idea giusta, quella che riesce a tenere insieme divertimento ed efficacia. Ecco 3 spunti per team building aziendali di sicuro successo.

Chi lavora nell’ambito delle risorse umane lo sa bene: creare un clima positivo tra i dipendenti dell’azienda è fondamentale per consentirgli di lavorare al meglio e di essere produttivi. Infatti, un lavoratore motivato e che si sente parte di un progetto che lo valorizza è naturalmente portato ad impegnarsi di più, a contribuire con idee ed energie al buon andamento dell’azienda, a collaborare con i colleghi in modo proficuo. Un vantaggio per tutti: per l’azienda, che vedrà crescere la propria produttività, e per il lavoratore, che non vivrà il tempo passato in fabbrica o in ufficio con frustrazione. Ma come si ottengono questi positivi risultati? Le modalità ovviamente sono molteplici. Un ruolo importante, però, lo svolgono le cosiddette attività di team building aziendale, cioè delle iniziative finalizzate proprio a cementare i dipendenti, a motivarli e ad aiutarli a fare gruppo. Come molte delle innovazioni in campo imprenditoriale e di gestione delle risorse umane, gli eventi di team building aziendale sono nati negli Stati Uniti ma si sono presto diffusi in tutto il mondo. In Italia, già da molti anni, i reparti HR delle aziende più grandi ed innovative realizzano periodiche attività di team building rivolte a tutti i dipendenti o a specifici comparti. Sempre più spesso, negli uffici del personale, ci sono professionisti che si dedicano appositamente all’organizzazione di queste iniziative e sono alla ricerca di idee e spunti sempre nuovi per il team building. Di possibilità, ovviamente, ce ne sono tante. Almeno 3, però, hanno una marcia in più e meritano di essere provate almeno una volta.

Escape room, vince solo chi gioca di squadra

La prima idea per un team building aziendale vincente è l’escape room, un gioco di gruppo ormai molto popolare e diffuso in tutte le principali città italiane. Tecnicamente, si tratta di stanze (o forse sarebbe meglio parlare di labirinti) da cui è possibile uscire solo risolvendo degli enigmi a catena. Di escape room ce ne sono di tantissime tipologie diverse. A cambiare è soprattutto l’ambientazione: dall’horror alla fantascienza, non c’è suggestione che non sia stata esplorata dagli ideatori di queste stanze-gioco. Ciò che non cambia è l’ingrediente fondamentale che serve per superare la prova: l’affiatamento del gruppo. Da una escape room si può uscire solo insieme, se si fa squadra. Ed è proprio questo il motivo che rende questo format particolarmente adatto alle iniziative di team building aziendale.

Parco avventura, per fare gruppo all’aria aperta

Altra attività molto amata dai responsabili delle risorse umane è il percorso all’interno di un parco avventura. E anche in questo caso, la varietà dell’offerta genera l’imbarazzo della scelta. In giro per l’Italia, infatti, ci sono moltissimi parchi attrezzati che offrono la possibilità di cimentarsi in percorsi avventurosi, tra ponti sospesi, lanci con le liane e pareti di corda da scalare. Tutte prove che permettono di saggiare la propria intraprendenza e che, se vissute in gruppo, sono anche un valido test di affiatamento ed empatia. Con un’aggiunta non da poco: svolgere attività di team building outdoor, immersi nella natura, contribuisce al benessere psicofisico dei partecipanti.

Giro di pista nel Tempio della Velocità, l’adrenalina che fa crescere

Escape room e parco avventura, però, sono attività di team building ormai piuttosto diffuse, quasi troppo utilizzate. A molte aziende, invece, piace la novità, l’idea che spiazza, che rappresenta qualcosa di unico da far vivere ai propri dipendenti. Ed ecco, allora, che viene in soccorso l’Autodromo Nazionale Monza con una delle sue driving experience più richieste: gli “Hot Laps”, organizzati da Puresport. Si tratta di un’esperienza davvero irripetibile: sfrecciare su una delle piste più famose del mondo a bordo di vere auto da competizione, Gran Turismo o monoposto di Formula 1. Il tutto, affiancati da piloti professionisti. Un’attività di team building di questo tipo garantisce emozioni indescrivibili e un pieno di adrenalina. Impossibile non rimanere incantati dall’esclusività della location e dalle vibrazioni di un luogo magico.

Scopri di più sugli Hot Lap


Ville della Brianza, 5 meraviglie da visitare assolutamente

Le ville di delizia di Monza e della Brianza rappresentano una delle attrazioni storiche e culturali più affascinanti del territorio. Sparse in tutta la provincia, le ville brianzole regalano ambientazioni da sogno e scorci unici immersi nel verde. Per questo, se si viene come turisti a Monza e in Brianza, non si può non fare tappa nelle ville più belle e popolari.

Di cose da vedere a Monza e in Brianza ce ne sono moltissime, tra capolavori che raccontano storia e cultura d’Italia e non solo. Un capitolo a parte, però, lo meritano le cosiddette ville di delizia, ovvero le residenze estive e feriali della grande nobiltà che un tempo popolava queste terre, sorte fra il 1500 e il 1600. Tutta la provincia di Monza e Brianza ne è costellata, ed alcune sono dei veri gioielli.

Le più belle Ville di Delizia della Brianza

Fare una classifica di quali siano le ville della Brianza più belle ed affascinanti è impossibile e forse anche ingiusto. Ogni palazzo, infatti, ha qualcosa da dire e delle caratteristiche con cui stupire i visitatori. Quello che si può fare, per orientare un turista nella scelta, è segnalarne alcune che, per un motivo o per un altro, sono davvero rappresentative dell’intero panorama delle ville di delizia.

Villa Reale di Monza

E questo breve elenco non può che cominciare dalla Villa Reale di Monza, probabilmente la regina di tutti i palazzi nobiliari brianzoli. Insieme al Duomo, è uno dei simboli della città. La Reggia di Monza è un gioiello di architettura neoclassica che porta la firma di Piermarini. È circondata da magnifici giardini ed immersa nel Parco di Monza, l’area verde recintata più grande d’Europa. Lo stesso parco dentro cui sorge l’Autodromo Nazionale Monza.

Leggi l’articolo dedicato alla Villa Reale di Monza

Villa Greppi

Sempre neoclassico è lo stile di Villa Greppi, che si trova in località Casatevecchio, a Monticello di Brianza. Il palazzo ha una struttura di base cinquecentesca, che corrisponde all’aspetto che aveva la villa quando fu acquistata dal conte Greppi, nel 1811. Il nobile ne fece inizialmente un’azienda agricola, mentre fu il nipote a renderla un luogo di villeggiatura. Attualmente, Villa Greppi è aperta al pubblico e sede di numerose iniziative culturali.

Visita il sito ufficiale di Villa Greppi

Villa Cusani Traversi Tittoni

Spostandosi a Desio, invece, si trova un’altra villa di delizia stupenda. Si tratta di Villa Cusani Traversi Tittoni, che ha in comune con la Villa Reale di Monza l’architetto che l’ha progettata, cioè Piermarini. L’artista folignate, però, lavorò su una struttura preesistente. Il primo nucleo della Villa, infatti, risale al 1200, quando in quella zona sorse un convento francescano. Nel corso della sua storia, la Villa ha attraversato tre diverse fasi, che corrispondono alle famiglie nobili che l’hanno posseduta e che si riflettono anche nel suo lungo nome: i Cusani (1651-1817), i Traversi (1817 – 1900) e i Tittoni (1900 – 1945). Oggi, per fortuna, la Villa e il suo giardino sono aperti al pubblico, perché di proprietà del comune di Desio (che vi ha anche spostato la sede della biblioteca pubblica).

Visita il sito ufficiale di Villa Cusani Traversi Tittoni

villa tittoni desio
Vista di Villa Cusani Traversi Tittoni

Palazzo Rezzonico

Meno blasonato ma altrettanto meritevole di una visita è Palazzo Rezzonico, situato nel piccolo borgo di Barlassina. Il nucleo della struttura è cinquecentesco ma sono stati i successivi restauri e ampliamenti a renderlo la villa di delizia che oggi è possibile visitare. Sia gli spazi esterni che quelli interni, infatti, sono aperti al pubblico, pur ospitando gli uffici comunali. Inoltre, proprio accanto alla Villa, merita un’occhiata anche la Chiesa di San Giulio d’Orta, che custodisce gli affreschi di Bernardino Luini.

Palazzo Arese Borromeo

Fatto costruire dal Borromeo III Arese nel 1600, per esibire il proprio potere nella zona, il Palazzo Arese Borromeo, situato a Cesano Maderno, è un altro splendido esempio di villa di delizia, tra l’altro perfettamente conservato. Oltre alla struttura centrale, i cui interni sono adornati da straordinari affreschi, il complesso si compone anche di una ghiacciaia, cioè le cantine sotterranee, oltre che di un grande parco considerato tra i più belli della Brianza.

Visita il sito ufficiale di palazzo Arese Borromeo

Vista notturna della loggia di Villa Arese Borromeo

Ville Aperte, un’occasione unica per scoprire dei capolavori

L’importanza delle ville di delizia per il territorio di Monza e della Brianza è tale da renderle oggetto di specifiche iniziative, che riscontrano sempre un grande successo di pubblico. Tra tutte, quella più popolare è senza dubbio “Ville aperte in Brianza”, che si svolge ogni anno tra fine settembre e inizio ottobre e dà la possibilità di visitare alcune dei luoghi storici più importanti della Brianza (180 nell’ultima edizione). L’iniziativa presenta sempre un calendario ricco e variegato di eventi, tra conferenze, visite guidate, itinerari all’aperto e molto altro.

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Come si allenano i piloti di F1? Tutti i segreti della preparazione fisica e mentale

La preparazione atletica di un pilota di Formula 1 è un delicato e complesso equilibrio di allenamento fisico e mentale. L’obiettivo è migliorare forza e resistenza muscolare, incrementare i riflessi e accrescere la tenuta nervosa, grazie al supporto di un mental trainer.

I piloti di Formula 1 sono veri e propri atleti, che si sottopongono quotidianamente ad allenamenti durissimi, per migliorare sia dal punto di vista fisico che mentale. Infatti, guidare un’auto capace di sfrecciare in pista oltre i 300 km/h significa mettere a dura prova ogni fibra del proprio corpo, dalle gambe fino al collo, e chiedere il massimo anche alla propria capacità di concentrazione e ai propri riflessi. Eppure, c’è ancora chi pensa che in fondo guidare una monoposto non sia faticoso! Per smentire questa convinzione, basta dare un’occhiata veloce a come si allenano i piloti di F1, fisicamente e mentalmente.

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L’allenamento fisico dei piloti di Formula 1

L’allenamento fisico di un pilota professionista deve necessariamente coprire tre aspetti chiave: aumento della forza, aumento della resistenza e miglioramento dei riflessi. A tale allenamento, poi, si affianca una grande attenzione per la dieta, con l’obiettivo di mantenere bassa la percentuale di grasso, in modo da ottimizzare il peso.

Allenare la forza: gambe, braccia e collo

Per mettersi alla guida di una macchina di Formula 1 bisogna avere muscoli forti, soprattutto su braccia e gambe. Gli arti superiori, infatti, sono costantemente sollecitati, dal primo all’ultimo minuto di gara, dalle vibrazioni del volante e dagli sforzi necessari per controllarlo nelle fasi di accelerazione, curva e frenata. Per quanto riguarda gli arti inferiori, invece, la sollecitazione maggiore riguarda la gamba sinistra, che nella fase di frenata è chiamata a fare una pressione sul pedale pari anche ad 80 kg. Questo significa che i piloti sono chiamati a sottoporsi a sedute di allenamento con i pesi, seguendo programmi specifici per l’incremento della forza.

Una menzione a parte, infine, la merita il collo, che nel corso di una gara automobilistica è sottoposto ad una fatica enorme e non paragonabile a nessun altro sport (oltre a dover reggere il peso del casco, che può superare i 6 kg). Ecco perché nel programma di allenamento di un pilota professionista sono sempre inclusi esercizi per il collo, magari realizzati con bande elastiche.

Allenare la resistenza

Anche l’allenamento della resistenza fisica svolge un ruolo fondamentale nella preparazione atletica di un pilota di F1. Per migliorare sotto questo profilo, spesso i piloti si affidano alla pratica di altri sport, come la corsa, il ciclismo ma anche il nuovo e il canottaggio. Il compagno fedele di allenamento, in questi casi, è sempre il cardiofrequenzimetro, che permette di tenere sotto costante controllo la prestazione.

Allenare i riflessi

Il terzo elemento che compone la preparazione atletica di un pilota è rappresentato dall’allenamento dei riflessi, decisivo per controllare l’auto in pista. Per migliorare i riflessi, i piloti si affidano ad esercizi specifici, a volte realizzati con appositi macchinari. Tali esercizi permettono di lavorare in quattro direzioni:

  • aumento della velocità di reazione;
  • miglioramento della visione periferica;
  • riduzione del tempo di focalizzazione;
  • perfezionamento della coordinazione oculo manuale.

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L’importanza dell’allenamento mentale in F1

Come detto, muscoli forti, tonici ed elastici sono imprescindibili per un pilota. Ma in uno sport fatto di velocità e continui stimoli, con effetti spesso estenuanti, anche il cervello svolge un ruolo fondamentale. Ecco perché, accanto a quello fisico, per un pilota professionale non può mancare l’allenamento mentale. Anzi, è possibile affermare con tranquillità che la capacità di affrontare lo stress mentale è ciò che fa la differenza tra un campione un buon pilota. Non a caso, nel corso degli anni, le scuderie di F1 hanno visto crescere il ruolo dei mental trainer, cioè dei professionisti capaci di allenare la mente degli atleti, che li affiancano durante la preparazione e gli permettono di focalizzare i loro punti di forza e di debolezza, per poi lavorarci su.

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Cartoni animati e auto, un’accoppiata che ha fatto la storia

I cartoni animati hanno spesso raccontato il mondo dell’automobilismo e delle auto da corsa. Dai capolavori anni ’70 di Hanna&Barbera agli anime giapponesi giunti in Italia negli anni ’80, fino a lungometraggi di animazione come Cars e Turbo, prodotti da Disney e DreamWorks. Ecco una piccola carrellata dei cartoons imperdibili per chi ama il mondo dei motori.

Sarà il fascino della velocità o quello delle carrozzerie sbrilluccicanti di colori metallizzati. Sarà che tutti, da bambini, si sono ritrovati tra le mani una macchinina da far correre sul pavimento. Sarà che vedere papà e mamma guidare, quando si è piccoli, li fa sembrare dei veri supereroi. O forse saranno tutte queste cose messe assieme. Di sicuro, tra il mondo delle automobili, specialmente da corsa, e quello dei cartoni animati esiste da sempre un rapporto stretto e proficuo. A chi non viene in mente almeno un cartone animato con protagonista una macchina? Alcuni hanno fatto davvero la storia. Elencarli tutti è impossibile, fare una classifica dei più belli è molto difficili (e forse anche in giusto). Vale la pena, però, provare a ricostruire brevemente questa fantastica accoppiata tra film d’animazione e motori, attraverso i protagonisti principali.

I libri imperdibili per chi ama le auto

Auto e cartoni animati: i pionieri del genere

Ed ogni storia che si rispetti, non può che cominciare narrando le gesta dei fondatori. Per farlo, è necessario saltare indietro nel tempo fino agli anni ’70, decennio in cui hanno visto la luce due vere pietre miliari dei cartoni animati a tema automobilistico: Wacky Races – La corsa più pazza del mondo e Gran Prix e il Campionissimo.

La prima è una serie animata composta da appena 17 episodi, andati in onda tra il 1968 e il 1970, tutti firmati Hanna&Barbera (autori anche, tra gli altri, de I pronipoti e L’Orso Yoghi). Una puntata dopo l’altra, i cartoni seguono le avventure e disavventure dei partecipanti a una folle gara automobilistica, combattuta a colpi di tranelli e spregiudicatezze. Di questa serie, è stato fatto un remake nel 2017, allungandola fino a ben 78 episodi.

“Gran Prix e il Campionissimo”, invece, è un anime giapponese in 44 episodi, andati in onda tra il 1977 e il 1978 (ma in Itali sono arrivati solo nel 1981). Il protagonista è il giovane Takaya Todoroki, che sogna di fare il pilota di Formula 1 ma deve scontrarsi con la dura realtà di un’incidente che sembra mettere fine alle sue ambizioni. Il riscatto, però, non tarda ad arrivare ed ha le sembianze del leggendario pilota Niki Lanz (chiaramente ispirato a Niki Lauda) che lo ingaggia nella propria scuderia e gli consente di mettere a punto una nuova e invincibile automobile.

I film imperdibili per chi ama le macchine

I motori negli anime giapponesi (degli anni ’80)

“Gran Prix e il Campionissimo”, però, non è l’unico esempio di anime giapponese dedicato al mondo dei motori. Anzi, il tema è ampiamente trattato e rientra nel filone spoken (sportivo). Ci sono almeno altri quattro titoli del genere che meritano di essere citati:

  • Superauto Mach (1967 – 1968): Go è un ambizioso e leale pilota da corsa che si trova a combattere in un mondo, quello dei motori, ormai dominato dalla corruzione e dall’egoismo;
  • Falco il super bolide (1976): Ken è un abile pilota che, a borda dell’automobile costruita dal padre ingegnere, si avventura in gare a metà tra rally e endurance, ingaggiando sfide interminabili con i feroci piloti del team Black Shadow;
  • Supercar Gattiger (1977-1978): il giovane Joe, dopo la morte del padre, il professor Kabuki, scopre che la madre, che credeva morta, è in realtà ancora viva, ma per riabbracciarla deve mettersi la volante di un’innovativa auto ad energia solare (brevettata proprio dal papà) e sconfiggere la scuderia dei Demoni Neri;
  • Capeta (2003): la serie prende il nome dal suo protagonista, un bambino appassionato di Go Kart che sogna di approdare in Formula 1.

È bene precisare che la maggior parte di questi anime è stata trasmessa in Italia negli anni ’80, fatta eccezione per Capeta, che è successivo. Per questa ragione, si tratta d titoli che tutti coloro che sono stati bambini e ragazzi in quel decennio tendono a celebrare come “i fantastici cartoni animati con auto da corsa degli anni ’80” (quasi fossero un genere a sé stente).

Serie TV per appassionati di motori

Auto da corsa protagoniste dei cartoni per bambini (e adulti): Cars e Turbo

Questa carrellata di piccoli e grandi capolavori di animazione dedicati ai motorsport non può che terminare con la citazione di due vere chicche, prodotte negli ultimi 20 anni e davvero imperdibili. Si tratta di Cars e Turbo, il primo uscito dalla scuderia della premiata ditta Disney – Pixar e il secondo frutto della fertile immaginazione di casa DreamWorks.

Cars è un lungometraggio del 2006, che ha avuto un enorme successo, tanto da essere seguito da altri due film (Cars 2 e Cars 3) e una serie di cortometraggi. Il protagonista assoluto è il simpatico Saetta McQueen, giovane auto da corso dal carattere schietto e ambizioso. Sarà proprio quel temperamento a condurlo lontano ma anche a metterlo nei guai.

Turbo, invece, è un film del 2013 e il titolo coincide con il nome del protagonista che, contrariamente alle aspettative, è una tranquilla e lenta lumaca. Eppure, Turbo sogna di diventare campionessa di automobilismo. Un’ambizione che diventa possibile quando la lumaca, dopo un incidente, si ritrova trasformata nientemeno che in un bolide da corsa.

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Arengario di Monza, guida alla scoperta dell’antico palazzo comunale

L’Arengario di Monza è uno dei luoghi simbolo della città. Anticamente sede del municipio, il palazzo comunale di età medievale ospita oggi importanti mostre d’arte ed eventi. Una breve guida per conoscerne meglio struttura e storia.

L’Arengario di Monza, situato nel cuore del centro storico, è uno dei monumenti simbolo della città brianzola e merita di essere inserito tra i punti di interesse turistici. E merita di essere conosciuta anche la sua storia, seppur per sommi capi. Infatti, le vicende che nel tempo hanno trasformato e plasmato il vecchio palazzo comunale di Monza, oggi sede di importanti mostre, raccontano molto della storia medievale d’Italia.

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Breve storia dell’Arengario: perché si chiama così e a cosa serviva

Come in ogni storia che si rispetti, però, è bene cominciare dal principio, cioè dalla costruzione dell’Arengario. Secondo le ricostruzioni più accreditate (a cui bisogna affidarsi in mancanza di dati certi), l’edificazione del celebre palazzo ebbe inizio verso la fine del 1200. Una datazione che sembra confermata anche da un’iscrizione presente sopra il portone d’ingresso, che fa riferimento all’anno 1293 (espresso in numeri romani). A volere la nascita dell’Arengario fu l’allora potente podestà di Monza, Pietro Visconti. Ma perché lo fece costruire? A cosa serviva l’Arengario? La ragione scatenante fu il contrasto tra il potere del podestà e quello della chiesa. Fino al XIII secolo, infatti, i magistrati e il podestà utilizzavano per le loro attività la cortina del Duomo, non disponendo di un edificio civile che li potesse ospitare. Nel 1250, però, il podestà venne colpito da scomunica e la sua permanenza nei pressi del principale edificio religioso di Monza divenne sgradita. Una conferma di questa lotta tra potere civile e potere religioso arriva anche dal luogo in cui si trova l’Arengario, a pochi passi dal Duomo, a cui si contrappone anche fisicamente. A questo punto, però, è lecito chiedersi perché per il nuovo palazzo comunale si scelse il nome di Arengario. Cosa significa questo termine? Si tratta di una parola mutuata dal tedesco, che significa “luogo di riunione”, a segnalare proprio la funzione fondamentale svolta dall’edificio, sede del comune, del tribunale e dei mercanti.

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Struttura e caratteristiche del Palazzo Comunale di Monza

Dal punto di vista della struttura e dello stile, l’Arengario è ispirato in maniera evidente al Palazzo della Ragione di Milano, costruito nella prima metà del 1200. L’impianto complessivo è longitudinale, con un portico aperto al piano inferiore e una grande sala coperta al piano superiore. A differenza dell’edificio milanese, però, il palazzo comunale di Monza è affiancato da un’imponente torre campanaria. Inoltre, è bene sottolineare che l’attuale aspetto dell’Arengario non corrisponde al suo stato originale. Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, infatti, sono stati progettati e realizzati importanti lavori di ristrutturazione, con conseguente riduzione degli spazi del complesso, che prima comprendeva anche il Palazzo Pretorio (demolito). Un secondo massiccio intervento di restauro si ebbe alla fine degli anni ’60, con l’obiettivo di assecondare la vocazione espositiva dell’Arengario.

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Le mostre dell’Arengario

Non a caso, oggi l’antico palazzo comunale brianzolo è sede di importantissime mostre d’arte ed eventi organizzati dall’amministrazione comunale. Le collezioni stabili che ospitava in precedenza, invece, sono state trasferite nei Musei Civici. Per conoscere in tempo reale le mostre presenti nell’Arengario è possibile consultare il sito del Comune di Monza.

Visitare l’Arengario: contatti, dove si trova, come raggiungerlo

Come anticipato, l’Arengario si trova in pieno centro storico, precisamente in piazza Roma. È quindi facilmente raggiungibile a piedi partendo da uno qualsiasi degli altri luoghi turistici (Duomo di Monza e relativo Museo, Villa Reale, Parco di Monza). La struttura è aperta al pubblico tutti i giorni, tranne il lunedì, con orario 10-13 e 14-19. Per informazioni, è possibile rivolgersi al numero 039 329541.

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Guidare sul bagnato: tecniche, consigli ed errori da non fare

Guidare sul bagnato è una condizione che può creare problemi, soprattutto ai guidatori poco esperti. La presenza di acqua sulla strada, infatti, diminuisce l’aderenza degli pneumatici e rende meno controllabile l’auto. Con pochi semplici accorgimenti, però, è possibile mettere in atto una guida sul bagnato sicura e decisa, evitando errori e rischi.

Nella vita, prima o poi, a qualsiasi automobilista capita di trovarsi a guidare sul bagnato, magari anche sotto lo scrosciare di una pioggia battente. È importante, quindi, imparare a gestire la macchina anche in una situazione del genere, potenzialmente pericolosa. La guida sul bagnato, infatti, si traduce in una minor aderenza degli pneumatici, in una minore capacità di controllo dell’auto e nel rischio del cosiddetto aquaplaning, che porta la macchina a “pattinare” sulle pozze di acqua e quindi a sbandare. Come fare per evitare questi inconvenienti e scongiurare incidenti e tamponamenti? Nella maggior parte dei casi, basta seguire poche semplici accortezze ed evitare errori grossolani. Ecco alcuni consigli per guidare sul bagnato in totale sicurezza.

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Assicurarsi che le gomme siano in condizione di viaggiare (e di evitare l’aquaplaning)

Gran parte della sicurezza quando si guida sul bagnato è responsabilità delle gomme e delle loro condizioni. Per questo motivo, non bisogna mai essere superficiali nella manutenzione degli pneumatici e farli controllare regolarmente. Se si è consapevoli che le gomme della propria auto sono troppo usurate, è meglio non mettersi in viaggio, specialmente sotto la pioggia o con strade bagnate. Infatti, il rischio di aquaplaning, oltre che alla velocità eccessiva, è dovuto proprio a pneumatici che non riescono a drenare adeguatamente l’acqua, perché ce n’è troppa o perché sono troppo lisci.

Occhio alla posizione di guida e alla visuale

Altra cosa da fare prima di mettere in moto l’auto sull’asfalto bagnato è controllare la propria posizione di guida. Stare comodi e non tesi è importante sempre, ma lo diventa ancor di più quando le condizioni meteo non sono ideali. Le braccia devono essere piegate a circa 90 gradi, così come le gambe; le mani devono essere rilassate. Lo sguardo, invece, deve spingersi più avanti del solito, perché uno dei segreti per non perdere il controllo sul bagnato è prevenire i pericoli, gli imprevisti e gli ostacoli.

Calma e prudenza al volante

Veniamo ora alle fasi di guida vera e propria. Il fondo stradale bagnato ha l’effetto di amplificare ogni movimento della macchina. È fondamentale, quindi, utilizzare tutti i comandi con calma, senza scatti o movimenti bruschi: le frenate devono essere decise ma dolci, così come le sterzate, le curve vanno prese larghe, le accelerazioni devono essere graduali. Se già normalmente una guida a “strappi” non è sana, lo è ancora meno se c’è di mezzo l’acqua. Infine, sono poi completamente a bandire le manovre azzardate, come i sorpassi che richiedono velocità elevata perché realizzati in spazi ridotti.

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Campionato Italiano ACI Karting, la guida completa

Il Campionato Italiano ACI Karting 2022 prenderà ufficialmente il via il prossimo 22 maggio. In questa breve guida, tutte le informazioni necessarie per seguire la massima competizione nazionale per i piloti di kart. Dal calendario ai circuiti coinvolti, dai titoli in palio alle modalità di gara.

Come ogni anno, il mondo italiano dei kart si appresta a vivere la sua competizione nazionale più importante, cioè il Campionato Italiano ACI Karting 2022. Cinque appuntamenti sparsi in tutta Italia, ospitati all’interno di circuiti che vedranno sfidarsi i migliori piloti di kart. In palio ci sono ben dieci titoli, divisi su numerose categorie di gara. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa competizione se si è appassionati di corse dei kart.

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Il regolamento del Campionato Italiano ACI Kart

Iniziamo dando uno sguardo a quelli che sono gli elementi essenziali del regolamento del Campionato (che è disponibile per intero a questo link). In particolare, è interessante vedere l’elenco delle classi ammesse e dei titoli in palio che i piloti possono ambire a conquistare.

Classi ammesse e titoli in palio

Al Campionato Italiano ACI Karting sono ammesse le seguenti classi nazionali:

  • 125 KZ2
  • MINI Gr.3
  • 60 Minikart
  • 125 KZN (Under - Senior)
  • IAME X30 Junior
  • IAME X30 Senior
  • Junior ROK
  • Senior ROK

Di conseguenza, i titoli in palio sono i seguenti:

  • Campione Italiano Karting Conduttori 125 KZ2
  • Campione Italiano Karting Conduttori 125 KZ2 Under 18
  • Campione Italiano Karting Conduttori MINI Gr.3
  • Campione Italiano Karting Conduttori 60 Minikart
  • Campione Italiano Karting Conduttori 125 KZN (Under – Senior)
  • Campione Italiano Karting Conduttori IAME X30 Junior
  • Campione Italiano Karting Conduttori IAME X30 Senior
  • Campione Italiano Karting Conduttori Junior ROK
  • Campione Italiano Karting Conduttori Senior ROK
  • Campione Italiano Karting Femminile

Come si svolgono le gare

Ogni appuntamento del campionato nazionale prevede lo svolgimento di due gare, la prima con una lunghezza maggiore della seconda. Lo schieramento di partenza della Gara 1 è stabilito dalle corse della fase eliminatoria. In Gara 2, invece, le prime otto posizioni corrispondono all’inverso dell’ordine di arrivo della Gara 1 (in sostanza, il primo classificato parte ottavo, e viceversa). Il punteggio finale conquistato dal pilota è dato dalla somma dei punti raccolti in ciascuna gara. E bene però precisare che i diversi appuntamenti del calendario non hanno tutti lo stesso peso. Ad alcuni circuiti, infatti, è assegnato un coefficiente pari a 1,5 (Pista Salentina e Pista Sette Laghi), che va moltiplicato per il punteggio attenuto dal pilota in quella tappa.

Il calendario del Campionato Italiano Kart e i circuiti coinvolti

A questo punto, è arrivato il momento di scoprire il calendario del Campionato Italiano ACI Karting 2022, la cosa principale che ogni amante dei motori vuole conoscere, per poter seguire le sue sfide preferite. Per quanto riguarda il numero di gare, il Campionato prevede una distinzione basata sulle categorie. Per alcune, infatti, gli appuntamenti sono 5, per altre 3. In entrambe i casi, però, la mappa dei circuiti coinvolti attraversa tutta Italia.

Ecco l’elenco completo di date e piste:

  • 22 maggio 2022 - Franciacorta Karting Track - Castrezzato (Brescia)

Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, KZN, X30 Junior e Senior, Rok Junior e Senior.

I risultati

  • 26 giugno 2022 - Pista Salentina - Ugento (Lecce)

Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, KZN, X30 Junior e Senior.

I risultati

  • 24 luglio 2022 - Pista 7 Laghi - Castelletto di Branduzzo (Pavia)

Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, X30 Junior e Senior, Rok Junior e Senior.

I risultati

  • 28 agosto 2022 - Circuito Internazionale Napoli - Sarno (Salerno)

Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, X30 Junior e Senior, OK e OK-Junior (prova unica).

I risultati

  • 25 settembre 2022 - Kartodromo Val Vibrata - Sant’Egidio alla Vibrata (Teramo)

Categorie: KZ2, MINI Gr.3, 60 Minikart, KZN, X30 Junior e Senior, Rok Junior e Senior.

I risultati

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10 curiosità sulla Formula 1

Quanto pesa una vettura di F1? Come bevono i iloti durante la gara? Chi ha vinto più titoli mondiali al volante di una Formula 1? Queste sono solo alcune delle domande che gli appassionati di motorsport digitano sul web per sapere di più sulla Formula 1. In questo articolo, una raccolta dei dieci questi più interessanti sulla F1. Curiosità che non si possono non sapere.

Sul web, è risaputo, si può trovare di tutto. Internet è custode di miliardi di informazioni, basta saperle cercare. Questo vale anche per le notizie e le curiosità che riguardano la Formula 1. Anzi, a giudicare da ciò che si scova navigando tramite Google è lecito pensare che gli appassionati di motorsport siano una categoria di persone molto fantasiose, capaci di porre domande davvero particolari. In questo articolo, sono raccolti i 10 quesiti più strani e interessanti che riguardano la Formula 1 e che gli utenti cercano online. Alcune riguardano i piloti, altre le auto, altre ancora le gare. Uno strumento utile per sapere davvero tutto sulle monoposto.

La guida per diventare pilota di auto

Chi ha più titoli in F1?

Domanda semplice ma fondamentale per chi ama le quattro ruote. Tra i piloti, il più titolato è Michael Schumacher, con all’attivo ben 7 mondiali vinti. Per quanto riguarda le case costruttrici, invece, la scuderia con la bacheca più ricca è la Ferrari, che ne può vantare ben 16.

Chi ha più podi in F1?

Il pilota che attualmente ha all’attivo il maggior numero di podi conquistati al termine di un Gran Premio è Lewis Hamilton, che ne conta ben 188. Ed è suo anche il record di vittorie (103) e di secondi posti (50). A conquistare il maggior numero di volte il gradino più basso del podio, invece, è stato Kimi Raikkonen, arrivato per 45 volte terzo.

Quanti chili si perdono in una gara di F1?

Guidare una monoposto per un’intera gara di Formula 1 richiede un notevole sforzo fisico e comporta notevole perdita di liquidi. Per questo motivo, giro dopo giro, i piloti possono arrivare a perdere fino a 2 kg di peso.

Come bevono i piloti durante la gara?

Il grande dispendio di liquidi che si ha in gara, rende necessario idratare i piloti consentendogli di bere lungo il tragitto. Sorseggiare acqua mentre si sfreccia a 300 km/h non semplice. Ecco perché, negli anni, è stato sviluppato un sistema automatizzato: un serbatoio da circa 1,5 litri di acqua collegato ad una pompa che, azionata tramite un comando presente sul voltante, porta il liqui alla bocca del pilota attraverso una cannuccia.

Come fanno a vedere i piloti?

Guardando una gara si Formula 1 ci si può ritrovare a chiedersi: com’è possibile che la visiera del casco non si appanni? Il motivo è semplice: è ricoperta di sostanze che impediscono che si verifichi questo fenomeno.

Quanto pesa e quanto costa un casco da F1?

I caschi di Formula 1 sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale di protezione del pilota. Per questa ragione, devono essere molto resistenti. Nel tempo, l’innovazione tecnologica ha permesso di renderli sempre più performanti ma anche comodi. Attualmente, un casco pesa circa 1,5 kg. Il costo, invece, si aggira tra i 2000 e i 3000 euro.

Quanto costa il volante di una Formula 1

Decisamente più elevato, invece, è il costo di un voltante di Formula 1, che può anche superare i 60 mila euro. D’altronde, si tratta di veri gioielli di altissima tecnologia.

Che tipo di carburante usano le vetture di F1 e quanto ne consumano?

A partire dal 2022, in F1 è obbligatorio l’uso di carburante bio, composto al 90% da combustibili fossi e al 10% da etanolo. Il consumo medio è di circa 1 litro ogni 2,7 km. Un livello molto elevato, che rende l’automobilismo uno degli sport con il più forte impatto ambientale.

Quanto pesa una F1 2022?

Il peso complessivo di una monoposto 2022 sfiora gli 800 kg.

Quanto impiega una F1 a passare da 0 a 100 km/h?

Mediamente, un’automobile che gareggia in Formula 1 riesce a passare da 0 a 100 km orari in appena 1,7 secondi.

 

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Auto e videogame, i migliori giochi di macchine per appassionati di motori

Quello tra videogiochi e automobilismo è un incontro fortunato. Negli anni, sono stati tanti i titoli che hanno acceso gli entusiasmi degli appassionati d’auto. Videogame di simulazione di guida che permette di sentirsi come veri piloti, tra e strade di città futuristiche o lungo i tracciati di Formula 1.

Nel mondo dei videogame, tra i giochi più amati ci sono senza dubbio quelli a tema automobilismo, ambiti soprattutto dagli appassionati di motori. Infatti, le potenzialità tecniche dei PC e delle più moderne console, unite alle innovazioni grafiche sempre più avanzate, consentono di realizzare racing game che simulano in modo estremamente realistico la guida di veri e propri bolidi o di macchine di fantasia. Scegliere i migliori tra i videogame di auto è quindi un’impresa ardua. Nonostante l’impegno, è praticamente impossibile mettere d’accordo tutti gli amanti del genere. Ci sono, però, dei videogame automobilistici che, negli anni si sono ritagliati un posto speciale nel cuore degli amanti di corse e motori. Eccone 5, ma la lista potrebbe essere molto più lunga.

La guida per diventare pilota di auto

Need for Speed

A quasi 20 anni dalla sua prima uscita (1994) e con le sue circa 30 edizioni, la saga di Need for Speed, che deve il suo nome a una citazione del film Top Gun, rimane uno dei giochi automobilistici più amati di sempre e quello che ha venduto più copie in assoluto. Firmato da Electronics Art, questo celebre racing game offre agli appassionati la possibilità di guidare auto da corsa e supercar (riprodotte in modo eccezionalmente fedele) su circuiti realistici o addirittura per strada. Un’esperienza di guida unica che garantisce il pieno di adrenalina.

Gran Turismo

In quanto a fama e longevità, la saga di Gran Turismo non ha niente da invidiare a nessun altro videogioco. Nata nel 1997 in casa Sony, si articola in 3 serie (Classica, Sport e Concept), oltre ad alcuni spin-off. L’impostazione è molto “sportiva”. Le auto disponibili, infatti, sono delle Gran Turismo, in tutto e per tutto identiche a quelle vere. Nella modalità di gioco Arcade, si sfreccia su circuito di vario genere, collezionando una dopo l’altra numerose sfide mozzafiato. Nella modalità Gran Turismo, invece, si ripercorre la carriera di un vero pilota GT, partendo dagli inizi e arrivando alle grandi gare internazionali.

Tutto quello che c’è da sapere sulle auto Gran Turismo

Forza Horizon

Nato come costola di Forza Motorsport, nell’ormai lontano 2012, Forza Horizon è un videogioco di simulazione di guida che mescola le caratteristiche classiche dei videogame automobilistici su pista con una trama più complessa, che lo arricchisce di scenari e modalità di competizione divertenti e accattivanti. Alla guida del proprio bolide, infatti, ci si può ritrovare a sfrecciare fuori pista o a giocarsi il tutto per tutto in una corsa clandestina.

Assetto Corsa

Nella top 5 dei giochi di auto più belli non può mancare questo titolo made in Italy, uscito nel 2014. Assetto Corsa è un simulatore di guida che permette di giocare sia in modalità libera, scegliendo di volta in volta auto e circuito, che in modalità carriera, vestendo i panni di un pilota in ascesa, fino alla Formula 1. Ad attirare gli appassionati è l’estremo realismo del videogame che gli ha permesso di conquistare il premio per la miglior realizzazione tecnica agli Italian Video Game Awards 2014.

Mario Kart

Chiudiamo questa carrellata di videogiochi per appassionati di auto con un titolo cartoon che è un vero must del settore. Si tratta di Mario Kart, il gioco di simulazione di guida che vede come protagonisti tutti i personaggi del colorato mondo di Mario, l’idraulico più popolare di sempre. A fare la fortuna di questo videogame, oltre alla presenza di un personaggio molto amato, è la grande varietà di mondi in cui è possibile sfrecciare, cavalcando dei kart fantastici e superando prove insidiose.

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Automobili Gran Turismo, il mito nascosto dietro la sigla GT

Le auto Gran Turismo sono un sogno per molti appassionati di motori, consacrate anche da un noto videogioco. Macchine potenti e confortevoli, la cui storia affonda le radici nell’Europa degli anni ’50. Eppure, definire con precisione cosa significa auto GT non è semplice. Sul tema, il regolamento FIA è vago e le caratteristiche di queste potenti automobili risultano sfuggenti.

Con oltre 76 milioni di copie vendute, Gran Turismo è uno dei videogiochi Sony per Play Station più amati del mondo, con un enorme seguito soprattutto in Europa e in Italia. Un caso? Difficile pensarlo. Piuttosto, tanta diffusione è la naturale conseguenza del suo celebrare una categoria di vetture altrettanto ammirate: le auto GT. Da oltre 70 anni, infatti, queste macchine fondate sul perfetto equilibrio tra comodità e velocità accendono la passione di schiere di fan dei motorsport. Un successo che merita di essere approfondito, andando a scoprire cosa si nasconde dietro questo celebre ed enigmatico nome: Gran Turismo.

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Cosa significa auto Gran Turismo? La storia dietro la definizione

Storicamente, le auto GT fanno la loro prima comparsa in Europa negli anni ’50. Il nome indica delle vetture piuttosto ampie e potenti, che permettono di percorrere lunghi tragitti in poco tempo e garantiscono il massimo comfort di guida. Insomma, consentono di fare davvero i turisti. Anzi, i “gran turisti”. Con il tempo, poi, la definizione di automobili Gran Turismo è andata perfezionandosi, soprattutto per opera della FIA, che già nel 1961 ne ha inserito una menzione nel suo regolamento ufficiale, che recita così:

le auto Gran Turismo sono veicoli prodotti in piccole serie per clienti che ricercano migliori prestazioni e/o il massimo comfort e non sono particolarmente preoccupati del costo. Questo tipo di vetture dovrà essere conforme ad un modello definito in un catalogo ed offerto ai clienti tramite il Reparto Vendite della Casa costruttrice”.

Negli anni, si sono aggiunti altri elementi che le auto GT devono avere per appartenere alla categoria secondo la FIA:

  • essere prodotte in almeno 200 esemplari identici;
  • essere dotate di almeno 2 posti a sedere;
  • rispettare peso minimo calibrato sulla cilindrata.

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Le caratteristiche di un’automobile GT: potenza e comfort

Il significato di vettura GT imposto dalla FIA (peraltro piuttosto ampio) non impedisce alle case automobilistiche di attribuire la sigla a macchine molto diverse tra loro, tanto da rendere difficile il compito di chi vuole rintracciare degli elementi ricorrenti e qualificanti. Le caratteristiche essenziali di un’auto GT, quindi, si riassumono semplicemente in prestazioni elevate e assoluto comfort di guida. A cascata, queste due qualità comportano scelte peculiari in termini di aerodinamica, telaio, motore e design. Nulla, però, di chiaramente codificabile. Tanto è vero che le auto GT possono essere anche delle berline o delle coupé.

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Gran Turismo, macchine dalle mille anime

A questa notevole indeterminatezza si aggiunge anche il proliferare di sigle che rappresentano delle varianti delle automobili Gran Turismo. Alcune, hanno solo il compito di identificare il tipo di alimentazione, come nel casto di GTD (auto diesel), GTE (auto elettriche), GTI (auto a iniezione elettrica) e GTC (turbo compressione). L’acronimo GTC, però, in alcuni casi può indicare delle auto da corsa. Altre sigle hanno a che fare con la struttura e con il design, come per le macchine GTA (dove A sta per alleggerite, quindi con peso ridotto), le GTB (berlinette) e le GTS (spider). Infine, ci sono le GTO (vetture stradali omologate per le competizioni), le GTR (dove R sta per racing ed è indice di particolare sportività) e GTV (ugualmente veloci e sportive).

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