Guida alle gomme in Formula 1: tipologie, caratteristiche e regolamento
Le gomme ricoprono un ruolo chiave nelle gare di Formula 1, rivelandosi spesso un vero e proprio ago della bilancia. Per questo motivo è importante capirne il funzionamento: tipologia, colori, mescole ma soprattutto le regole per il loro utilizzo e cambio in pista.
Basta ascoltare pochi minuti della cronaca in diretta di un Gran Premio di Formula 1 per rendersi conto del ruolo fondamentale che giocano gli pneumatici nel corso di una gara. Indovinare le gomme giuste, infatti, può davvero fare la differenza tra la riuscita o meno di una sfida. Talento del pilota e potenza della macchina nulla possono quando sull’asfalto le ruote non hanno presa o non riescono ad esprimere tutto il loro potenziale a causa di pneumatici sbagliati. Per questo motivo, sia il montaggio che il cambio delle gomme durante un gran premio (ed anche nelle prove) sono sottoposti a regole rigide che hanno lo scopo di complicare la vita alle scuderie per rendere più avvincenti i duelli. In questo articolo, proviamo a far chiarezza sull’argomento, per rendere più comprensibili alcune scelte che avvengono durante i gran premi.
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Tipologie di pneumatici da Formula 1: mescola e colore
Le prime nozioni da sapere sono quelle relative alle diverse tipologie di pneumatici che possono essere montati su una monoposto. Da qualche anno, tutte le gomme presenti nel circuito di Formula 1 sono realizzate da Pirelli, leader mondiale del settore. Il colosso, che ha radici e sede in Italia, produce per le scuderie impegnate nel Campionato Mondiale otto differenti tipi di pneumatici da gara, contraddistinti da altrettante sigle alfanumeriche e da variazioni di colore che servono a distingue le mescole:
- C0: è la gomma più dura (corrispondente alla C1 prodotta fino al 2023), ideata per sopportare le sollecitazioni dei circuiti più impegnativi per i pneumatici, grazie alla sua massima resistenza al calore e alle forze esterne;
- C1: ha un livello di durezza intermedio tra la vecchia C1 (oggi C0) e la C2 ed è stata progettata proprio per ridurre il divario tra i due pneumatici più duri a disposizione delle scuderie;
- C2: rientra sempre nel novero delle gomme dure, ma risulta più versatile delle precedenti, quindi adattabile anche a piste veloci, calde e particolarmente abrasive;
- C3: è la mescola più duttile, sintesi perfetta tra pneumatici hard e soft, si rivela ideale per i circuiti con asfalto soggetto a sbalzi di temperatura e per adottare strategie di tipo conservativo;
- C4: gomma soft che garantisce le massime prestazioni su piste poco abrasive ma dove serve raggiungere rapidamente ottime prestazioni, come nel caso dei tracciati stretti o ricchi di curve;
- C5: è la cosiddetta supersoft, utilizzata nei circuiti poco usuranti, dove si ricerca l’aderenza perfetta;
- Cinturato green (verde): una gomma intermedia da bagnato, per piste non troppo bagnate o che si stanno asciugando;
- Cinturato blu (blu): è invece la gomma da bagnato estremo, quindi capace di evacuare grandi masse di acqua molto rapidamente, garantendo la massima aderenza all’asfalto anche in situazioni limite.
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Altre Caratteristiche delle gomme da F1: dimensione e pressione
Per quanto riguarda le dimensioni, tutti gli pneumatici prodotti da Pirelli per la Formula 1 sono da 18 pollici, come previsto dal regolamento inaugurato nel 2022, con cui gli organizzatori del Campionato Mondiale hanno scelto di abbandonare le gomme da 13 pollici. Inoltre, ogni anno Pirelli fornisce specifiche indicazioni sulla pressione di gonfiaggio consigliata perché ritenuta ideale. Per il 2024, il valore è pari a:
- 19 PSI per le ruote posteriori e 22 PSI per le ruote anteriori, nel caso di gomme da asciutto;
- 5 PSI per le ruote posteriori e 20.5 PSI per le ruote anteriori, nel caso di gomme intermedie;
- 5 PSI per le ruote posteriori e 17.5 PSI per le ruote anteriori, nel caso di gomme da bagnato (full wet).
Il regolamento di Formula 1 su uso e cambio degli pneumatici
Il regolamento FIA per l'uso degli pneumatici in Formula 1 è stringente e mira a garantire equità e sicurezza nelle competizioni. All’inizio della settimana che porta al Gran Premio, Pirelli comunica quali sono le tre tipologie di gomme slick (quelle contrassegnate dalla lettera C) che ha scelto per quella gara (in totale, infatti, le slick sono di sei tipi, come visto nel primo paragrafo). In totale, alle scuderie vengono forniti 13 set di pneumatici slick da utilizzare nell’intero weekend di pista: 8 morbidi, 3 medi e 2 duri. A questi si aggiungono poi i set da bagnato: 4 intermedi e 3 full wet. Dopo ogni sessione di prove libere, 2 set di gomme slick vengono riconsegnate (uno viene poi restituito alle macchine che accedono alla Q3). In questo modo, le auto arrivano alle qualifiche con 7 set (oltre a quelli da bagnato). In gara, invece, vige l’obbligo di utilizzare almeno due mescole diverse. Una prescrizione che impone di effettuare almeno un pit stop ma che decade in caso di pista bagnata. Sono leggermente diverse, invece, le regole per le gare sprint che prevedono l’uso obbligatorio di un set di gomme soft nelle qualifiche mentre non ci sono vincoli per il giorno della competizione.
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Conoscere la Brianza, una breve guida in 7 domande
Breve guida alla scoperta della Brianza, un fazzoletto d’Italia dalla storia antica. Chi ha abitato alle origini questa zona? Quali sono le sue bellezze culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche? Qual è il periodo migliore per visitarla? Come si arriva in Brianza? Tutte le risposte in questo approfondimento.
Ricca di storia, cultura e meravigliosi paesaggi, la Brianza è un vero gioiello dell’Italia settentrionale, un luogo affascinante che merita di essere scoperto. In ogni stagione, la Brianza è pronta ad accogliere turisti italiani e stranieri, per regalargli un viaggio in cui si mescolano arte e natura, tradizione e futuro, bellezza e gusto. Ecco una breve guida pensata per chi ha in programma un viaggio in Brianza e vorrebbe saperne qualcosa di più.
Cos'è la Brianza e dove si trova?
La Brianza è un’area geografica che si trova nel nord Italia, tra le città di Milano, Como, Lecco e Bergamo. È nota soprattutto per il suo affascinante paesaggio collinare, ricco di verde e popolato da piccoli laghi, boschi e aree agricole. Non è il solo paesaggio, però, a esaurire le potenzialità della Brianza, che negli anni si è affermata anche come importante distretto industriale, attraversata com’è da una fitta rete di piccole e medie imprese, attive soprattutto nei settori del mobile e della moda. Senza contare poi la ricchezza storica e culturale di questa regione, che custodisce molti siti di interesse artistico e architettonico, nonché tradizioni locali ben radicate.
Volendo tracciare dei confini più precisi della Brianza, è possibile identificarli come segue, rifacendosi alla delimitazione più antica (attribuita al saggista Ignazio Cantù):
- a nord, la cascata della Vallategna;
- a sud, le mura settentrionali di Monza;
- a est, il lago di Garlate, il lago di Olginate e il fiume Adda;
- a ovest, il fiume Seveso.
Al suo interno, la Brianza può essere ulteriormente suddivisa in tre aree:
- l’Alta Brianza comasca;
- l’Alta Brianza lecchese;
- la Bassa Brianza.
Quali sono le città principali della Brianza?
Come detto, la Brianza è costellata di città e paesi di grande rilievo, oltre che da numerosi siti di interesse archeologico, storico e culturale. Tra i centri abitati più importanti figurano:
- Monza. Capoluogo della provincia di Monza e Brianza, è una città dalla storia antica e gloriosa e dal vasto patrimonio culturale. È famosa, tra le altre cose, per l’Autodromo Nazionale, sede del Gran Premio d'Italia di Formula 1, e per la Villa Reale, un gioiello architettonico che rivaleggia con la Reggia di Caserta e con quella di Versailles.
- Lecco. Situata sulle rive del lago di Como, è conosciuta per il suo splendido paesaggio montano che ha ispirato Alessandro Manzoni nel suo romanzo "I Promessi Sposi". È anche un importante centro per l'industria metallurgica e meccanica.
- Como. Anche se solo una parte della città si estende nella Brianza, è un punto di riferimento per la regione grazie al suo lago, famoso in tutto il mondo, e alla sua industria della seta.
A queste tre perle se ne aggiungono molte altre, tra cui meritano di essere menzionati i comuni di Seregno, celebre per la produzione di legno e mobili, Lissone, polo del design e dell’arredamento, Cesano Maderno, vero gioiello architettonico, e Cantù, nota anche per la sua squadra di basket.
Quali sono le origini della collina Brianza?
Le colline della Brianza, che tanti turisti incantano, sono il risultato di un insieme di processi geologici estremamente risalenti. Si stima, infatti, che la loro origine risalga al periodo tra il Terziario e il Quaternario, circa da 66 milioni a 2,6 milioni di anni fa. In particolare, durante il periodo Terziario, la Brianza ha subito un sollevamento a causa delle pressioni tettoniche associate alla collisione tra la placca africana e quella europea. Si sono così formate le prealpi ma anche le colline brianzole. Successivamente, l’erosione delle rocce e il deposito di sedimenti trasportati dai corsi d’acqua hanno modellato ulteriormente il paesaggio, creando le forme collinari morbide tipiche di quest’area.
Quali sono gli elementi principali della storia e della cultura della Brianza?
Per conoscere e ripercorrere brevemente la storia della Brianza, è utile partire dall’etimologia del suo nome, che ne rivela le origini. Secondo la ricostruzione più accreditata, infatti, Brianza deriva da brig, che in lingua celtica significa collina. Un’altra ipotesi, invece, collega il nome della regione a quello di Brianteo, generale delle truppe di Belloveso, re dei Galli e leggendario fondatore di Milano, secondo Livio. Quale che sia la verità, il dato che emerge da queste due possibili ricostruzioni è che già in epoca preromana, la Brianza era un territorio vivace e in ascesa, in cui le prime manifestazioni culturali sono strettamente legate alla presenza di popoli del nord Europa. Il periodo d’oro di questa zona, però, coincide con il medioevo e con la dominazione dei Longobardi, che si dimostrarono molto legati alla Brianza. Su tutti, assume rilievo la figura della Regina Teodolinda, che diede grande lustro alla città di Monza, dove tutt’ora è custodita la famosa Corona Ferrea (che si trova all’interno del Museo del Duomo di Monza), in cui è incastonato un chiodo della croce di Cristo e con cui sono stati incoronati per molti anni i Re d’Italia. Al periodo rinascimentale, invece, è da ascrivere il fiorire delle numerose Ville di Delizia, cioè le dimore estive delle famiglie nobiliari più in vista che caratterizzano questa zona e sono oggi un’attrazione turistica imperdibile.
Cosa vedere e cosa fare in Brianza
Quali sono i piatti tipici della Brianza?
La tradizione enogastronomica della cucina brianzola riflette le caratteristiche del paesaggio e della società: una zona rurale caratterizzata da dolci colline e da numerosi laghi. Il risultato è una cucina povera ma sostanziosa. Gli elementi ricorrenti e distintivi nei piatti della Brianza sono senza dubbio il riso, la polenta e la carne di maiale. Molto gustoso, ad esempio, è il risotto con la luganega, una particolare salsiccia tipica della zona, riconoscibile dal suo aspetto sottile e allungato. Altra regina indiscussa delle tavole brianzole è la cassoeula, un piatto ottenuto dall’assemblaggio delle parti meno nobili del maiale, unite a verdure stufate e polenta. Come non menzionare, poi, tutta una serie di piatti dalla lunga tradizione: la rusticiada (stufato di maiale), la panmoijaa (zuppa con lardo e pancetta), il minestrone brianzolo (con riso, verza, lardo, fagioli e patate) e la trippa. Tra i dolci, spicca il pane di San Gerardo, dal nome del copatrono di Monza: fatto con zucchero, miele, frutta, uva sultanina, mandorle e castagne candite.
Qual è il periodo migliore per visitare la Brianza?
La Brianza è pronta ad accogliere turisti durante tutto l’anno, offrendo, nelle diverse stagioni, possibilità di svago differenti, mescolando arte, cultura e natura. Primavera e autunno sono certamente le stagioni più adatte, perché caratterizzate da temperature miti e da una natura che si mostra in tutto il suo splendore. Anche in estate, però, le temperature si mantengono gradevoli e tutta l’area brianzola si riempie di appuntamenti tradizionali, festival di vario genere, iniziative popolari. Infine, l’inverno è perfetto per chi ama atmosfere più intime e non si spaventa delle temperature rigide. In questa stagione, infatti, molti siti di interesse culturale sono comunque visitabili ma molto meno affollati che in altri momenti.
Come arrivare in Brianza?
Arrivare in Brianza è relativamente semplice, data la sua vicinanza a Milano e la sua buona connessione con altre parti della Lombardia.
Per chi viaggia in auto, è possibile sfruttare l'autostrada A4 (Milano-Brescia) oppure l'autostrada A8/A9 (se si proviene dal alto di Varese o Como). Ci sono poi numerose strade provinciali e regionali che offrono un facile accesso a molte delle città e paesi della Brianza.
Altra possibilità è il treno, visto che la zona è servita anche da diverse linee ferroviarie. Le principali stazioni sono quelle di Monza, Lecco e Como. Tutte queste città sono facilmente raggiungibili da Milano con i treni regionali che partono frequentemente dalla Stazione Centrale. Quindi è possibile utilizzare il capoluogo lombardo come ponte per accedere alla Brianza. Inoltre, dalla stazione di Monza è possibile prendere autobus o treni locali che consentono di arrivare ad altre mete brianzole.
Infine, per i visitatori internazionali o provenienti da zone d'Italia più lontane è disponibile l’opzione aereo. L'aeroporto più vicino è quello di Milano Linate, seguito da Milano Malpensa e Bergamo Orio al Serio. Da questi aeroporti, è possibile poi noleggiare un'auto o prendere un treno o un autobus per raggiungere la Brianza.
Sei in Brianza? Vieni a scoprire l’Autodromo Nazionale Monza